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Scuola, ricorsi a raffica contro la Moratti

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Dieci Regioni si rivolgeranno al Tar per il decreto che avvia la sperimentazione della riforma nei licei

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E nell'uggioso pomeriggio romano gli fanno eco gli assessori regionali, provinciali e comunali riuniti insieme per bloccare la sperimentazione della riforma dei licei decretata «a sorpresa» dal ministro dell'Istruzione Letizia Moratti. Una decina di Regioni sono già pronte a fare ricorso alla Corte Costituzionale e (o) al Tar. Ma prima delle vie legali il Coordinamento degli assessori regionali, provinciali e comunali all'Istruzione farà l'ultima richiesta ufficiale al ministro di ritirare il decreto sulla sperimentazione «perchè sta creando confusione». Appelli in tal senso ci sono già stati ma finora, a detta degli assessori, nessuna risposta è arrivata da Viale Trastevere. «Il decreto - ha spiegato Silvia Costa, assessore all'Istruzione del Lazio - è arrivato all'indomani della chiusura delle iscrizioni nelle scuole. Gli enti locali avevano appena concluso quell'atto di programmazione che è la rete scolastica regionale. Il decreto del ministro costituisce dunque un vulnus verso la stessa competenza delle Regioni». Alcuni assessorati, come la Liguria hanno subito adottato una delibera mettendo in guardia le scuole dall'adottare indirizzi oltre quelli già formalizzati. Angela Cortese, assessore alla scuola alla Provincia di Napoli: «Il decreto del ministro è datato 31 gennaio ma il 25 gennaio sono scadute le iscrizioni e il 31 dicembre avevamo già chiuso i piani di riorganizzazione: si possono cambiare le carte in tavola così?». Scontento, rabbia, senso di prevaricazione: da qui la decisione «sofferta» di passare alle vie giurisdizionali. «Non è mai un bel momento - rincalza l'assessore Costa - quello in cui il rapporto di collaborazione tra Stato e Regioni, invece di trovare composizione nelle sedi istituzionali deve ricorrere ai tribunali. Per cui mi auguro che l'appello che faremo al ministro Moratti, di recedere da quest'inutile sperimentazione, possa servire». Sul piede di guerra, per ora, sono Friuli, Toscana, Emilia Romagna, Marche, umbria, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e presto l'Abruzzo. Ma l'elenco è destinato a crescere nelle prossime ore. L'assessore all'Istruzione dell'Umbria Maria Prodi: «Faremo ricorso al Tar. Intanto abbiamo allertato le scuole con una lettera per impedire che parta qualsiasi sperimentazione. Lo dobbiamo alle famiglie. Questo decreto-spottone elettorale fa delle scelte al di sopra delle loro teste. C'era una parola data». L'Assessore della Toscana Gianfranco Simoncini è ancora più drastico: «Noi ricorreremo alla Corte Costituzionale perchè la Toscana ha recepito l'articolo V. Ho anche preannunciato che laddove vi fossero utilizzazioni di questo decreto faremo anche ricorso al Tar. È uno sconfinamento nelle competenze regionali, è in contrasto con la legge sulla riforma del secondo ciclo ed è una beffa perchè arriva in concomitanza con i tagli ai finanziamenti per i percorsi integrati per i ragazzi a rischio dispersione scolastica». Anche Ugo Ascoli assessore all'Istruzione marchigiano prepara il ricorso al Tar contro la sperimentazione. «Io questo decreto lo chiamo il pasticciaccio di Viale Trastevere. Certo che sta diventando un braccio di ferro tra Regioni e Governo, ma per colpa della Moratti. Il ministro aveva raggiunto un accordo preciso con noi: sospensione della sperimentazione, slittamento della riforma al 2007. Poi s'è rimangiata tutto». Il ministro Moratti ha detto però che è stata sollecitata dalla richiesta di molte scuole che volevano la sperimentazione. «Tutte bugie, da noi saranno sei o sette gli istituti velletariamente interessati». Dulcis in fundo Fernando Fabbiani, assessore all'istruzione dell'Abruzzo: «Da noi c'è già una delibera regionale che richiede di non attivare il decreto. Poi partirà il ricorso al Tar. Del resto abbiamo già stoppato il diritto-dovere, cioè i corsi triennali di formazione professionale. Il governo li aveva promossi, c'era stata addirittura un'impenn

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