Cimmino: «Deluso, ma resto»
L'ex segretario amministrativo del partito e amministratore unico della società che edita il quotidiano Il Campanile non è fuggito, non ha portato via con sè la cassa, nè tantomeno il giornale che contribuì a creare nel 1999. «Quello che ho letto sui quotidiani - dice - è incredibile. Non sono mai fuggito ho solo rassegnato le dimissioni da segretario amministrativo del partito per motivi personali». «Anche perché - continua - come potevo fuggire con una cassa di debiti? Lei lo sa che dal 2001 sono io, in qualità di segretario amministrativo, a firmare una fideiussione personale a garanzia dei debiti del partito. Attualmente ci sono due fideiussioni personali: una da un milione e 600mila euro per il partito e una da 400mila per il giornale. Che facevo, scappavo con i miei soldi?» Insomma, Cimmino non è mai fuggito e anzi confessa di essere stato lui «a chiedere la convocazione del consiglio Nazionale per rassegnare le sue dimissioni. Un segretario che vuole fuggire con la cassa non si dimette, se ne va». Eppure Cimmino non nasconde una certa amarezza: «Sono deluso, non ho paura a dirlo. Pensavo che, come accade altrove, il segretario amministrativo, che è a tutti gli effetti un alto dirigente del partito, potesse essere candidabile. Con dispiacere ho appreso che nell'Udeur non è così. Sono demotivato, non me la sento di fare una campagna elettorale su è giù dall'Italia senza essere candidato». Ma nonostante questo, aggiunge, «non c'è nessuna guerra in atto. Con Clemente ci siamo visti, anche in questi giorni, e abbiamo lavorato insieme». Ora per Cimmino l'avventura continua alla guida del Campanile. «Sono sereno - dice - questo è il mio partito, è nato con me. Oggi lascio un Udeur economicamente in salute e questa è la mia più grande gioia». N. I.