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Scontro Petruccioli-Meocci sulla direzione Raidue

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Il cda si è animato su due temi molto delicati: alcune nomine e la questione della satira durante il periodo della par condicio. In particolare a scatenare la bufera nel cda è stata la ventilata sostituzione del direttore di RaiDue, Massimo Ferrario. Sul tavolo del cda c'era anche un elenco di 20-25 nomine proposto dai consiglieri di maggioranza Dopo la proposta di sostituzione formulata dal Direttore Generale Alfredo Meocci, che ha indicato in Antonio Marano il sostituto di Ferrario, il presidente Claudio Petruccioli ha opposto una serie di argomentazioni legali alla messa in votazione della proposta e, facendo ricorso ad una norma del codice civile sulla corretta informazione dei consiglieri, ha rifiutato di procedere alla votazione proponendo a sua volta di adottare ogni decisione al cda della prossima settimana. Marano attualmente è responsabile dei diritti sportivi incarico che secondo indiscrezioni, assumerebbe ad interim lo stesso direttore generale Meocci nell'eventualità di un cambio alla rete due. Contro la tesi di Petruccioli si sono pronunciati i consiglieri che si richiamano alla maggioranza di governo. I toni, al settimo piano di Viale Mazzini, si erano fatti talmente accesi che la zona antistante la sala del consiglio sarebbe stata fatta sgomberare. A surriscaldare la riunione del consiglio d'amministrazione non c'è stata solo la questione delle nomine. Si è aperto anche un altro fronte che ha scatenato le polemiche tra maggioranza e opposizione. È il tema della satira particolarmente delicato in questo clima bollente di campagna elettorale. Dalla maggioranza sarebbero venute critiche al programma «Che tempo fa» di Fabio Fazio in onda su Raitre. La maggioranza ha sottolineato che nell'ultima puntata, andata in onda proprio nel momento in cui partiva il periodo di garanzia, sarebbero state mosse accuse di non rispetto della par condicio. In particolare sono emerse critiche ad Antonio Cornacchione, ospite fisso del programma, per le sue performance su Berlusconi.

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