Il Grillo parlante mette i politici al tappeto
È come la pubblicità, e non ti poni il problema se la pubblicità mente...». Beppe Grillo è il «solito» fiume in piena, una valanga di sarcasmo, una slavina d'ironia, un vento impetuoso che spazza via ogni retorica e ogni forma di rispetto per l'autorità, uomini politici, imprenditori o imbonitori delle case farmaceutiche che creano malattie inesistenti per vendere medicine che, nella maggior parte dei casi, non curano nulla. Il pubblico del Palolottomatica di Roma lo applaude come un leader, una guida, un profeta. Ma lui si schernisce: «Perché siamo sempre di più qui? Perché vi fidate di me...avete capito come siete ridotti?». Spiega che non ci sono differenze sostanziali fra la sinistra e la destra, il «grillo parlante» genovese, e se sei «no tav e no ponte, se dici no a stronzate gigantesche ti chiamano anarco-insurrezionalista», ma se «l'idea del progresso è sparare una mozzarella a 300 chilometri all'ora allora siamo matti, siamo eco-schizofrenici». Il problema, dice, è «far girare le idee, non le merci». In realtà, ripete spesso l'ex comico (sì, «ex», perché questa è satira sottile come una lama giapponese, affondi che riempiono il vuoto lasciato dalla politica, specie quella di sinistra, e che fanno riflettere più di un comizio), «siamo in un incantesimo». Poi attacca con il Cavaliere videomnipresente e se lo immagina che suona al suo citofono. Un incubo. E confessa: «È emotivo, non lo puoi giudicare e io ho scoperto dentro di me una sottile ammirazione per lui...hai capito come sono diventato?», tuona con la voce di «Villaggio-professor Kranz di Cermania». Lo definisce «portatore nano di democrazia fittizia» o anche lo «psiconano». Cita i suoi sondaggi: «Diceva che l'inflazione nel 2005 è stata del 2,1 per cento e i salari sono cresciuti del 3,9. Giusto, sono dati Istat - aggiunge - Allora, dov'è la menzogna? È che l'inflazione è relativa al 2005 e gli stipendi invece sono calcolati dal 2001 al 2005. Quindi in 5 anni l'inflazione è aumentata del 9,6 per cento e i salari sono scesi del 6%». E chi lo contraddice? «Bertinotti nel contraddittorio dice cose belle, ma che si dicevano nel 1924-25. Bertinotti ha scoperto i no global due anni fa...!». Quindi prende di mira Prodi: «Tira fuori i coglioni!», urla accolto da una standing ovation del pubblico. Parla del «colpetto di Stato» sulla legge elettorale e ricorda quando Prodi era al governo, Berlusconi all'opposizione e si tentò un'operazione simile. Allora (era il 2000) il Cavaliere a Bari tuonò contro questa «manovra antidemocratica», minacciò di rivolgersi al presidente della Repubblica e assicurò (Grillo fa sentire la registrazione originale): «Non glielo lasceremo fare!». Il fiume in piena rompe gli argini e travolge Giovanardi con la sua legge sulla droga, i 24 «onorevoli» con condanna definitiva che continuano a sedere in Parlamento, e la sinistra che continua a replicare a Berlusconi: «Si chiuda in una beauty farm fino ad aprile. Se non dicessero niente fino alle elezioni vincerebbero. Invece rispondono...». Qualcuno lo propone «presidente» per acclamazione. Il Grillo parlante del web (il suo blog ha raggiunto i 160mila contatti quotidiani, annuncia) scuote la testa: «Non abbiamo bisogno di un leader ma di idee, di conoscenza e di informazione...». Mau. Gal.