Via libera alla legge Pecorella
Il Senato, infatti, doveva rivedere il testo rinviato al Parlamento dal presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 20 gennaio scorso. Il primo febbraio la Camera aveva apportato alcune modifiche e approvato il testo che ieri sera ha avuto il definitivo via libero a Camere sciolte, essendo un «atto dovuto» (159 sì, 55 no e un astensione). Ma l'approvazione è stata tutt'altro che indolore. Al momento del voto, infatti, l'opposizione ha protestato innalzando dei disegni colorati che ritraevano Silvio Berlusconi nelle vesti di Napoleone, che sorride guardando una pecorella (che raffigurava il forzista Gaetano Pecorella padre della legge). La manifestazione è stata censurata dal presidente Dini che ha fatto proseguire il voto fino all'esito finale. Esito che non ha certo placato gli animi dell'opposizione. «L'approvazione della legge sull'inappellabilità - ha detto il capogruppo Ds in commissione giustizia Guido Calvi - è una grave violazione al sistema democratico. Siamo di fronte a un regresso della cultura politica e giuridica». «Vorrei ricordare - ha continuato -, come scrisse Platone, che Socrate fu processato per aver insegnato ai giovani il principio della legalità e il primato della legge. E proprio perché occorreva ribadire e obbedire a questi principi egli non sfuggi al suo processo. Con questa ennesima legge la destra si conferma ferma e inchiodata a 2500 anni fa, sorda alla saggia lezione di Socrate che, anzi, avrebbe condannato». Di diverso tono, ovviamente, le dichiarazioni della Cdl. «È una legge di civiltà giuridica che pone sullo stesso piano l'accusa e la difesa e che, soprattutto, protegge i cittadini innocenti» è stato il commento del capogruppo di Alleanza nazionale al Senato, Domenico Nania. «Finalmente approvata definitivamente una legge di civiltà che costituisce un passo importante per la modernizzazione del sistema giustizia» gli ha fatto eco il sottosegretario alla Giustizia, Jole Santelli. Mentre per il presidente dei senatori azzurri Renato Schifani «Da oggi si riduce il rischio che un innocente possa essere condannato ingiustamente». Sceglie di non commentare ulteriormente la notizia il vice presidente del Csm Virginio Rognoni che si limita ad un laconico commento: «L'approvazione della legge sulla inappellabilità purtroppo era prevedibile». «Ho già detto molte cose - ha spiegato Rognoni ricordando che sulla legge il Csm ha espresso un «parere critico» -, anche in occasione dell'Anno Giudiziario. Preferisco non aggiungere altro».