Fini: «A sinistra ci sono autentici criminali»
Un duello quello tra Massimo D'Alema e Gianfranco Fini, due gladiatori di razza, che si è consumato nell'arena di Matrix. A gettare benzina sul fuoco le dichiarazioni di Marco Ferrando, leader di Progetto comunista, minoranza interna a Rifondazione, che ha affermato il «diritto degli iracheni a sparare ai soldati italiani». Parole che hanno fatto rimaterializzare a via Nazionale, sede dei Ds, lo spettro di una Rifondazione ingovernabile e pianta grane mentre a via dell'Umiltà, sede di Forza Italia, il coordinatore Sandro Bondi ha approfittato per rimettere al centro del dibattito politico il rischio di «un centrosinistra in cui ci sono gruppi estremistici» e quindi «incapace di governare il Paese». Sicchè Gianfranco Fini quando a Matrix si è trovato di fronte D'Alema ha colto la palla al balzo e lo ha incalzato. «Nell'album di famiglia della sinistra ci sono degli autentici criminali» ha detto il vicepremier chiamando in causa oltre a Ferrando anche Caruso e le sue dichiarazioni sui kamikaze (aveva detto che non se la sente di condannarli). «Ferrando -ha sottolineato Fini - non è un agente Cia, non lo manda nessuno, è un esponente della minoranza interna di Rifondazione comunista che sarà nominato parlamentare dall'onorevole Bertinotti al pari del signor Caruso, noto no global e squadrista rosso. Tanto Ferrando quanto Caruso, nostri colleghi nella prossima legislatura, ma se vince il centrosinistra sostenitori, al tuo pari, di Prodi, rappresentano quella componente che c'è nell'album di famiglia della sinistra, per fortuna molto limitata e radicale, che andava scrivendo sui muri dieci, cento, mille Nassiriya». Quanto a Ferrando, Fini ha incalzato D'Alema: «Certamente tu non condividi che sia lecito sparare ai militari italiani. Dillo a Bertinotti, dillo a Prodi ed evitate di candidare quel signore e di portarlo in Parlamento». Messo nell'angolo D'Alema sbotta: «Ma Ferrando chi lo manda? Mi sono chiesto perchè questo Ferrando voglia aiutare Berlusconi a vincere le elezioni». E poi aggiunge che i Ds pur essendo «molto critici verso la guerra in Iraq e considerando sbagliato il fatto che il nostro governo abbia avallato questo errore, nello stesso tempo abbiamo sempre manifestato la nostra solidarietà ai militari italiani». Nel faccia a faccia non è mancato anche un inaspettato elogio da parte del leader Ds alle doti comunicative di Berlusconi. «È lui che riesce a dettare l'agenda di questa campagna elettorale. È l'unico goleador fra le tre punte della Cdl. Da quando è in campo c'è solo lui. Ed è riuscito a imporre il terreno del confronto elettorale, ossia se gli italiani debbono ancora affidarsi a lui oppure no». Immediata la replica di Fini: «D'Alema è uomo d'onore e gli credo quando dice di ammirare Berlusconi. Se lo confronta con Prodi...prima che Prodi riesca a dettare un tema in agenda...», ha detto Fini riferendosi alle difficoltà che il Professore deve affrontare nell'ambito della sua coalizione di centrosinistra. L'ultima parola l'ha avuto però il presidente della Quercia: «La verità è che Berlusconi dà il meglio di se in campagna elettorale. È uno straordinario venditore di se stesso. Finito lo show, però, si tratta di governare. Il massimo - ha detto D'Alema - sarebbe di lasciare lo show a Berlusconi, e il governo a Prodi». E se D'Alema attribuisce al premier doti da goleador, a Fini riserva l'appellativo di «guardaspalle» del presidente del Consiglio per il fatto di «essersi messo sull'attenti anche quando il presidente del Consiglio faceva cose, come condoni, che lui diceva di non condividere. Pronta la replica del vicepremier: «Per evitare che governi Prodi con Bertinotti, io sono pronto non solo a mettermi sull'attenti ma a guidare la carica». Altro botta e risposta al vetriolo sul tema del sostegno del ceto medio con D'Alema che ha rivendicato un posto in questa fascia e Fini che lo ha preso in giro: «Tu fai parte del ceto medio? Dillo a Caruso che ti vuole sequestrare la barca...Devi prendere l