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Unione, ora trionfano i dispetti personali

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Riparte la giostra: Mastella attacca Bertinotti perché candida Caruso e Luxuria. Diliberto contro Boselli

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Un grido che, visto come stanno andando le cose negli ultimi giorni, sembra una speranza. Sì perché nell'Unione, al di là del nome, di unito sembra esserci ben poco. Il nuovo sistema elettorale, infatti, ha scatenato un «tutti contro tutti» che si è spinto ben oltre la normale «competion elettorale» fino ad arrivare agli insulti personali. E se per alcuni si tratta del riemergere di vecchie ruggini, nella maggior parte dei casi siamo davanti all'impossibilità, per culture politiche così distanti, di convivere all'interno di una coalizione che forse è diventata troppo ampia. Passata la tempesta giustizialista di Unipol con i Ds esposti al fuoco incrociato dei «moralizzatori» della coalizione (Antonio Di Pietro e Arturo Parisi solo per citarne alcuni), sono state le annunciate candidature e la definizione del programma della coalizione a rendere ancora più dura la competizione. Sul primo versante è stata soprattutto Rifondazione a finire nel tritacarne dopo la scelta di Bertinotti di candidare due «originali» personaggi come la drag queen Vladimir Luxuria e il no global Francesco Caruso. Un vero e proprio colpo alle coronarie dei centristi dell'Unione che si sono scatenati. Rosy Bindi, intervistata dalla Stampa, ha definito Luxuria «una provocazione narcisistica». Ma la palma del più incavolato se la becca Clemente Mastella che, nonostante le dichiarazioni ufficiali («Rifondazione può candidare chi vuole») non riesce ancora a digerire l'idea di dover dialogare con i due futuri deputati del Prc. Su Luxuria il leader dell'Udeur ha le idee chiare («È una Cicciolina ridicola») ma anche su Caruso non si è certo trattenuto soprattutto dopo che il leader dei no global meridionali ha dichiarato di preferire addirittura Hamas a Mastella. «La presenza di Caruso - ha detto il leader dell'Udeur -, è una mina per la coalizione di centrosinistra e sarebbe giusto eliminarla». Ma il buon Clemente si è distinto anche nella battaglia, «tutta programmatica», contro la Rosa nel Pugno. Prima ha provocato radicali e socialisti che avevano chiesto che il prossimo ministro dell'Istruzione fosse un laico e non un «amico di Ruini» («Dopo aver ascoltato alcuni interventi al congresso della Rnp so quale è il mio posto se il centrosinistra dovesse vincere: chiederò di essere ministro della Pubblica istruzione»). Poi ha abbandonato il vertice di piazza Santi Apostoli proprio in polemica con la presenza di Emma Bonino che, secondo lui, voleva portare a compimento un «blitz» sulla vicenda Pacs. E, nella sua battaglia contro la Rnp, Mastella ha trovato anche un alleato inatteso: il segretario del Pdci Oliviero Diliberto che, rispettoso della regola del «tutti contro tutti», ha definito la formazione radical socialista una «rogna per l'Unione». Dietro le parole di Diliberto, però, sembrano nascondersi le vecchie ruggini tra comunisti e socialisti. Al punto che il presidente dello Sdi Enrico Boselli, rispondendo alle accuse dell'alleato, ha superato, in anticomunismo, addirittura il miglior Berlusconi. «Ricordiamo a Diliberto - ha attaccato Boselli - che da chi non ha saputo condannare il regime castrista neanche quando questo ha messo a morte dei dissidenti, non possono venire lezioni su come si deve partecipare a una coalizione democratica in un paese democratico com'è l'Italia». In tutto questo bailamme di accuse e insulti Romano Prodi resta a guardare. E pensare che sabato, dopo che la folla lo aveva applaudito al grido di «Unità, unità», il leader dell'Unione aveva dichiarato: «Da quando sono entrato in politica ho in mente un solo obiettivo, mettere assieme tutte le forze riformiste e riuscire ad aggregarle». Ottimista.

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