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«Non mi porto in cielo io resto in terra»

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Non mi porto in cielo. Non voglio mischiare le sciocchezze alle cose serie». Così il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, ha commentato ieri a margine della visita alla comunità ebraica di Roma, le parole del premier Silvio Berlusconi, che sabato ha detto di ritenersi un «Gesù Cristo della politica». Il Ppresidente della Camera ha poi definito «una battuta» la frase con cui ha chiuso, l'11 febbraio, la convention dell'Udc in cui dichiarava di voler far riposare il premier. «Credo che sia importante — ha sottolineato — suddividere bene le responsabilità ed i ruoli in questa campagna elettorale. Poi il presidente del consiglio aveva dichiarato di aver lavorato tanto ed io, essendo un uomo notoriamente comprensivo, ho detto cerchiamo di farlo riposare un po'». L'incontro con i massimi vertici della comunità ebraica di Roma è durato quasi un'ora ed è avvenuto, a porte chiuse, nella stanza privata del rabbino capo Riccardo Di Segni. Tra i presenti anche i due vicepresidenti Riccardo Pacifici e Roberto Coen, il presidente della comunità ebraica di Roma Leone Paserman, il direttore dell'ufficio rabbinico Alberto Funaro ed il capogruppo alla regione Lazio dell'Udc, Luciano Ciocchetti. Davanti alla stampa Casini ha ringraziato il rabbino capo «per il rapporto di collaborazione fra la Camera e la comunità ebraica nel corso della legislatura» conclusasi sabato. «Le istituzioni — ha proseguito Casini — lavorano per valorizzare la presenza ebraica e per l'amicizia fra Italia e Israele». Immediato il commento di Di Segni che ha espresso gratitudine per le istituzioni per la ferma risposta ai recenti episodi di razzismo. In cima alla lista degli argomenti trattati la battaglia all'antisemitismo e le dichiarazioni del leader iraniano Ahmadinejad, definite «irresponsabili» dallo stesso Casini.

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