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Incognita Senato, Lazio decisivo

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Leader politici e sondaggisti stanno letteralmente impazzendo in questi giorni per decifrare quale potrebbe essere il risultato delle elezioni al Senato. Alla Camera, infatti, sebbene il centrodestra sia in recupero, la forbice di cinque punti tra le due coalizioni sembra stabile. E non è neppure un caso che sul risultato del voto per Montecitorio i sondaggi resi pubblici vengano sfornati di continuo, come pagnotte. Per il Senato, invece, no. Un rebus. Sul quale peserà soprattutto il responso delle urne del Lazio. Perché un rebus? Anzitutto, per un motivo semplice: per le due Camere si vota con due sistemi elettorali diversi. Per Montecitorio vince chi ha più voti a livello nazionale e ottiene il premio di maggioranza e automaticamente 350 deputati. Per Palazzo Madama, invece, il bonus è su base regionale: la partita dunque si gioca regione per regione. E qui sorge la prima difficoltà. Le società che eseguono i sondaggi per la Camera hanno un campione di un migliaio di intervistati su base nazionale, mentre per il Senato devono fare un sondaggio per ciascuna regione. In pratica, devono eseguire venti sondaggi separati. Così, le inchieste costano molto di più e dunque se le possono permettere - in termini economici - soltanto i partiti più grandi. Che difficilmente le rendono note perché influiranno in maniera determinante sulla scelta dei candidati e dunque sulle richieste da parte di chi aspira ad arrivare a Palazzo Madama: motivo per il quale sulle poche indagini che sono state svolte vige il più stretto riserbo. La seconda difficoltà sta nel fatto che i margini tra le coalizioni sono minimi e il margine di errore statistico invece è altissimo, soprattutto perché non vi sono precedenti con questo sistema ed è pertanto necessario «appoggiarsi» ai risultati delle Regionali considerati analoghi. Così, l'unico elemento certo è l'incertezza. Pochi dati e per giunta riservati. Il Giornale ieri ha annunciato che la Swg, la società che realizza le ricerche per i Ds, in una propria rilevazione, certifica il sorpasso per effetto del vantaggio conquistato dalla Cdl in Piemonte. Roberto Weber, presidente della Swg, smentisce la notizia e afferma: «Alla fine di gennaio abbiano terminato una ricerca molto seria - sottolinea - basata su un campione assai ampio, di 14mila unità. Se è vero che da dicembre a gennaio la forbice tra i due poli si è leggermente ridotta, non è assolutamente vero, come sostenuto nell'articolo, che in alcune regioni fondamentali per il premio di maggioranza al Senato ci sia stato alcun sorpasso della Cdl, penso al Piemonte. Anzi - prosegue Weber - è vero il contrario: tra le quattro regioni considerate strategiche per il risultato finale, ovvero Friuli, Puglia, Lazio e appunto Piemonte, quest'ultima è quella che dà ormai un dato direi consolidato a favore dell'Unione. Viceversa, lo scarto rimane piccolo ma invariato in Friuli, altrettanto stabile in Puglia, mentre s'è ridotto per un recupero della Cdl nel solo Lazio». Antonio Noto, direttore di Ipr marketing (l'altra società che certamente sta testando l'orientamento oltre che per la Camera anche per il Senato), spiega che la situazione è leggermente ma sostanzialmente diversa: «Stiamo ultimando proprio in questi giorni una nostra ricerca, ma in effetti la situazione è di grande incertezza. Lo scarto è minimo». E snocciola i dati: «Posso dire che il successo del centrodestra al Senato è certamente probabile. Al centrodestra infatti al momento vanno alcune regioni molto popolose. Sto parlando di Lombardia, Veneto, Friuli e Sicilia. Nelle ultime settimane, la Cdl è passata in vantaggio anche in Puglia. Oltre che in alcune piccole regioni». Ma è guardando al trend che il quadro sembra più chiaro: «Nel Lazio ormai la partita è alla pari, i due poli si sono avvicinati. Al momento è il match decisivo». Noto conferma la situazione critica nel Piemonte «anche se nei nostri dati è con il centrosinistra per un 2-2,5%» ma rileva come in quella regione «il trend è a favore della Cdl». Andiamo ai numeri

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