Il premier indagato dalla Procura di Roma

Il presidente della Legacoop Giuliano Poletti, per nulla impressionato dalla dotta citazione, ha presentato querela, e i magistrati di Roma hanno agito di conseguenza. La notizia non sembra aver turbato Berlusconi, che reagisce a muso duro: la Legacoop - dice - «non sa come rispondere ed ha presentato querela perchè non sa come salvare la faccia». Sullo stesso tono la reazione del sottosegretario alla Giustizia Jole Santelli: «Berlusconi è indagato? Evidentemente per lesa maestà, avendo lui denunciato malefatte che tutti sanno ma di cui nessuno osa parlare». «Il premier Berlusconi è stato indagato per aver detto la verità», protesta un'altra parlamentare di Forza Italia, Isabella Bertolini. Per nulla preoccupato il segretario della Dc Gianfranco Rotondi, che sembra fregarsi le mani: «...un altro assist per il premier che così si avvicina al gol decisivo e alla vittoria del 9 aprile». Meno entusiasti devono essere gli alleati che in questa settimane hanno più volte auspicato un confronto elettorale sui contenuti e meno «caldo». E non deve essere un caso se Casini e Fini hanno preso le distanze dall'ultimo fronte aperto da Berlusconi contro l'Authority che ha multato una rete Mediaset. «Rispetto le decisioni dell'Authority anche quando non le condivido», ha detto il presidente della Camera. «Le decisioni vanno rispettate anche quando non si condividono», ha ribadito il ministro degli Esteri. I tentativi di dare un passo diverso alla campagna elettorale rischiano di essere azzoppati dalla notizia che Berlusconi è indagato, riportando sul proscenio la dura polemica scatenata dal leader della Cdl nelle prime battute della campagna elettorale, quando ha denunciato l'esistenza di un sistema di potere, il «pentagono rosso», che avrebbe come base il «Pci-Pds-Ds», e di cui farebbero parte le «toghe rosse» e tutto il sistema economico delle cooperative. Una polemica nata sull'onda della vicenda Unipol-Bnl, ma che giorno dopo giorno si è allargata a tutto il mondo cooperativo, che non avrebbe esitato ad aver rapporti con la Camorra per fare i suoi affari, e a settori della magistratura che avrebbero protetto la «finanza rossa». È il 2 febbraio quando racconta in tv: «Ho letto gli atti di un lungo processo in Campania, durato dieci anni, in cui il presidente di una cooperativa ha denunciato la provenienza di certi capitali». Di questo denaro, aggiunge, «erano al corrente esponenti del partito» ed erano soldi «di provenienza della criminalità organizzata». «Il processo - racconta ancora - è stato portato avanti da una certa magistratura affinchè si arrivasse a una prescrizione».