La carica delle mogli
Qualcuno dirà: altri tempi. Eppure, per arrivare a periodi più recenti, chi può dimenticare la strenua difesa della propria vita privata fatta sia dalla moglie di Massimo D'Alema che di Veronica Lario consorte di Berlusconi. Donne che si sono tenute lontano dalla politica, che hanno scelto la riservatezza come tratto distintivo. E per le quali, a volte, le luci della ribalta sono apparse come una fastidiosa intrusione nella vita privata. Ma un trend si sta imponendo in questo scorcio di legislatura. Con un occhio oltre oceano dove una per tutte Hillary Clinton, smessi i panni scomodi e stretti della first lady si è proiettata sulla scena politica, una falange agguerrita di «mogli di...» non si accontenta più di frequentare i salotti ostentando il celebre cognome, ma vuole brillare di luce propria. E siccome siamo al cambio di legislatura e la formazione di un nuovo governo riapre il gioco delle poltrone, questo è il momento di uscire allo scoperto e rivendicare le proprie aspirazioni. E hanno tutti i numeri per farlo giacchè invece di vivere di luce riflessa del marito hanno lavorato sodo costruendosi una propria identità e autorevolezza. La sconfitta della legge sulle quote rosa non ha tarpato le ali alle loro ambizioni. Guardano con ammirazione a quanto è successo in Cile dove la neopresidente Michelle Bachelet ha affidato alle donne dieci ministeri, alcuni importanti come la Sanità e la Difesa. Ma nella politica italiana la strada verso un seggio è più difficile e il fatto di essere «moglie di...» è diventato un handicap. Il meccanismo elettorale proporzionale ha inasprito la lotta per un seggio in Parlamento rafforzando la misoginia dei politici che pur di mettere fuori gioco un concorrente le pensano di tutte. Compresi i colpi bassi attaccando le aspiranti parlamentari dove sono più vulnerabili. Cioè nella parentela. Ecco quindi che Anna Serafini che non è certo una novizia della politica (è dirigente dei Ds di lungo corso nonchè presidente della Consulta per l'infanzia del partito) si è vista sbarrare la strada della candidatura proprio dal fatto di essere la moglie del segretario Ds Piero Fassino. Inoltre è entrata nel mirino di una stampa pettegola che le ha cucito addosso la veste della «potente zarina» capace di fare e disfare candidature. Rivendica un posto di primo piano anche Sandra Lonardo in Mastella, presidente del Consiglio regionale della Campania. Fa politica da tempo eppure si sente fare sempre la stessa domanda: quanto la sua affermazione dipende dal marito Clemente Mastella? E poi giù con la ricerca di indiscrezioni sulla vita privata e sulla storia del primo incontro con il marito, dei figli e delle cene di rappresentanza. Come dire che per parlare dei programmi politici c'è tempo. Ma alla logica di avere la carriera spianata dal cognome del marito si ribella pure Linda Lanzillotta, moglie di Franco Bassanini e in corsa alla Camera per la Margherita. Ribadisce che è da 35 anni che lavora, che ha una sua autonomia e identità, ma che continua a essere considerata la «moglie di...» In corsa anche Anna Maria Carloni, moglie di Bassolino ma con una lunga carriera politica alle spalle. Dirigente dei Ds ha creato l'associzione Emily-Napoli che promuove il sostegno per le donne e che ha ispirato la «lista Emily» che ha concorso all'elezione del consiglio e del presidente della provincia di Napoli. Insomma inutile domandare a queste donne, chi ti manda? Di certo non i mariti.