Quote rosa vittoria ma a metà

La fine della legislatura, infatti, rende concretamente impossibile che il provvedimento si tramuti in legge diventando operativo. L'approvazione del ddl sulle quote rosa - commenta la presidente Valeria Ajovalasitè di Arcidonna «suona più come una beffa, un contentino per le donne italiane, piuttosto che un rimedio al gravissimo deficit democratico del nostro Paese». Di «presa in giro» parla anche l'astrofisica Margherita Hack secondo la quale il sì «denota poca serietà e onestà da parte di tanti parlamentari. È quasi peggio che se non si fosse fatto nulla». Convinta che il numero di donne presenti in Parlamento non si può imporre per legge, la giornalista Milena Gabanelli si dice «intristita che nel 2006 si discuta di questo e non della qualità delle persone che ci rappresentano». Meno severi i giudizi di altre esponenti del mondo femminile. Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria Emilia Romagna, ritiene che si tratti ci un «segnale sicuramente positivo anche se purtroppo - aggiunge - per colmare il grave gap italiano di rappresentanza femminile sarebbe stato necessario che le quote fossero operative da subito». Un'altra imprenditrice, Marina Salamon, da sempre contraria alle quote rosa, ammette di aver cambiato idea alla luce della «drammatica» situazione italiana e pensa che il ddl approvato oggi pur non essendo legge sia pur sempre «meglio di nulla».