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Caruso: «Siamo opposti, Negri ministro»

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Toni Negri al ministero della Pubblica Istruzione. Il portavoce dei no global (e quasi certamente prossimo deputato di Rifondazione comunista) Francesco Caruso non molla e attacca i leader dell'Unione. Rischia di riaccedersi le polemiche dei giorni scorsi sulla politica della sinistra radicale e no-global e lo scontro con il segretario della Quercia Piero Fassino che aveva messo in discussione la sua candidatura. Il leader dei giovani antagonisti non si smentisce e chiede di aprire il dibattito sulla candidatura di Fassino e sogna di mettere le mani nelle tasche di Berlusconi per chiedere l'imposta patrimoniale. Francesco Caruso, che cosa accade? Il segretario dei Ds vuole decidere le candidature di Rifondazione? C'è un allargamento a sinistra della Quercia? «Fassino afferma che la mia candidatura è un problema politico. Io invece penso l'opposto. Il problema politico è la candidatura di Piero Fassino alle prossime elezioni politiche. La sua politica è caratterizzata dall'ambiguità. A gennaio, quando si è trattato di votare sull'amnistia, l'ex ministro della Giustizia si è schierato insieme alla Lega Nord e ad Alleanza Nazionale contro quel provvedimento a favore dei carcerati. Anche sulla guerra e sull'intervento militare in Iraq la politica del segretario della Quercia è stata caratterizzata da un'ambiguità con la quale non si può andare molto lontano». Un parte dell'Unione vuole occultare la sinistra radicale e coloro che la rappresentano? Vi considerano solo un serbatorio di voti? «Credo che ci sia, al di là dei singoli programmi, una visione opposta della politica. Da una parte c'è il ceto che interpreta l'impegno politico come professione, una sorta di monopolio della politica da difendere a tutti i costi». E dall'altra? «Dall'altra parte ci siamo noi che cerchiamo di mettere in moto meccanismi di riappropriazione della politica dal basso». E cioé? «Il senso della politica non significa mettere sulla scheda elettorale, ogni cinque anni, una croce sul nome di Fassino o di Prodi, ma significa impegnarsi quotidianamente contro scempio delle politiche impopolari del governo amico di Prodi o del governo Berlusconi. Credo questi leader abbiano paura di questo». Prodi vi rappresenta come leader di coalizione e avete mai avuto occasione di confrontarvi con lui? «Io non ho mai avuto occasione di parlare con Prodi e non sento la necessità, personalmente, di dialogo con Prodi, il quale può evitare di parlare con il sottoscritto o con qualsiasi altra persona. L'importante è che non ignori le istanze sociali che si muovono dal basso e che rivendicano maggiore democrazia, maggiori diritti e una migliore difesa della democrazia». E di quello che sta accadendo in Val di Susa con le proteste sulla Tav? Che ne pensa? «Le istanze di quei cittadini non sono quelle dell'ambientalismo contro quelle della modernità. Su questo non possono esserci dubbi. Il problema è di dare maggiore democrazia a chi vive sul territorio. Non si può fare, come fanno il centrosinistra e il centrodestra, di stare solo buoni e zitti dopo che la propria abitazione è stata devastata. Non si può chiedere di stare zitti perché c'è la cerimonia per l'apertura dei giochi olimpici invernali. Non mi sembra molto corretto». Proporrà l'imposta patrimoniale contro i ricchi? «Non è giusta, ma necessaria. Qua da una parte i soldi devono uscire! Le scelte sono due: o li prendi dalle tasche degli operai o da quelle dei Silvio Berlusconi. In questi anni ci sono persone che hanno triplicato o decuplicato i propri redditi, mentre il debito pubblico ha continuato a sforare. Qualcuno si potrà anche sentire male per questa proposta, ma i soldi devono pure uscire da qualche parte per garantire i servizi sociali». È favorevole all'occupazione della terza casa? «Non me la prenderei con il terzo appartamento. In una grande città come Roma o Napoli, dove ci sono 60mila sfrattati si deve trovare un meccanismo per aiutare chi non ha una casa. L'occupazione delle case non è un reato, ma un diritto inalienabile. Ques

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