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Il Professore prova Porta a Porta per il confronto con il Cav

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Il suo vero sogno è un programma tv in cui parla solo lui

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Il dibattito a Porta a Porta c'è stato, i giornalisti presenti (Augusto Minzolini della Stampa, Maria Latella, direttrice di Anna e Mario Orfeo direttore del Mattino, gli stessi del confronto con Berlusconi) hanno incalzato Romano Prodi e il Professore ha risposto nel suo stile, opposto a quello di Berlusconi, pacato, a volte noioso. Però ha detto la sua. E Vespa ha fatto l'arbitro, con i suoi modi gentili che ad alcuni paiono melliflui, qualche volta severo ma mai troppo. E tutto sommato Prodi sembrava apprezzare. Il Professore ha potuto dire la sua su Pacs, ritiro dall'Iraq, le leggi da cambiare e da abolire e Vespa ha permesso che il tutto si svolgesse in tranquillità, qualche volta contenendo la foga dei giornalisti ospiti. Una Latella particolarmente aggressiva è stata fermata con un «ti prego fallo parlare», a Minzolini che interrompeva troppo il Professore, Vespa ha chiesto: «Ti prego approfondiamo». E così ieri il format ha funzionato: Prodi parlava, i giornalisti facevano il loro mestiere e Vespa anche, il padrone di casa equilibrato. Il tutto appariva molto diverso da quello che avviene in presenza del Berlusconi scatenato e onnipresente delle ultime settimane, un fiume in piena che travolge giornalisti e presentatori. Il suo diluvio di parole appare quasi sempre impossibile da frenare e chi gli sta di fronte rimane annichilito. Con Berlusconi che diventa Berlusconi al cubo, Prodi risponde imboccando tutta un'altra strada. Sceglie la pacatezza, il ragionamento, la lezione. Ieri sera era più prodiano che mai. Ha cominciato rivendicando la sua bandiera di mortadella («mi piace, è un cibo semplice ma energetico, il pasto della classe operaia») ed è andato avanti piano e tranquillo. Addirittura ha chiesto ai suoi sostenitori presenti in studio di non applaudirlo per non creare confusione e avere più spazio per parlare. Prodi vuole essere in tutto e per tutto l'opposto di Berlusconi, soprattutto nello stile. Quindi non importa se l'effetto dei suoi discorsi è leggermente soporifero, se le sue battute non sono efficaci come quelle del premier, se il suo eloquio è lento e a volte un po' contorto. Spiega e racconta la sua cercando di schivare l'aggressività dei giornalisti in studio (che di fronte a tanto garbo si conquistano parecchio spazio) che comunque riescono nel corso del programma a riscaldarlo un po'. Si parla di cuneo fiscale che Prodi sostiene che è «possibile abbassare in un anno di cinque punti». Sulle quote rosa Prodi è al fianco della moglie, le difende e dice: «Io metto sempre la quota rosa e oltre». Quando si parla di Bertinotti e del pericolo «instabilità» di un prossimo governo di centrosinistra il Professore replica: «Bertinotti ha fatto cadere un mio governo ed è stato l'errore più grande della sua vita. Ora c'è il programma condiviso, tutto sarà diverso». Nessuna novità clamorosa insomma, ormai il programma del centrosinistra è quello: sulla politica estera ribadisce il ritiro dall'Iraq e difende la strada del dialogo, sull'occupazione e la legge Biagi dice che l'accordo per modificarla ci sarà, sulla legge Gasparri che è da «cambiare profondamente», e che vanno abolite tutte le leggi ad personam che ha voluto Berlusconi. Sui pacs il Professore sostiene che le divisioni nel centrosinistra sono solo su questioni terminologiche, ma che l'accordo c'è su una linea già adottata in Spagna, non da Zapatero, ma da Anzar, per il riconoscimento delle coppie di fatto anche omosessuali. E sui finanziamenti alle scuole private dice che verrà rispettata la lettera della Costituzione (che prescrive alla stato l'obbligo di fornire ai suoi cittadini un'istruzione adeguata), ma che le scuole cattoliche sono una risorsa pe

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