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Il Professore incontra i comitati No Tav della Val di Susa e assicura appoggio e dialogo

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Dopo la brutta figura di domenica, quando i comitati No Tav hanno costretto la fiaccola olimpica a cambiare percorso, ieri il candidato premier dell'Unione Romano Prodi incontra gli amministratori della Val di Susa alla Fabbrica del programma di Bologna. Il Professore nel corso della riunione detta la ricetta del centrosinistra per risolvere i problemi della Tav, tutta improntata al dialogo e alla concertazione. «Se vinceremo le elezioni - spiega il leader dell'Unione - si procederà a un dialogo forte costruttivo e mediato con gli enti locali», un dialogo caratterizzato dalla «trasparenza», dalla presenza «di esperti» e da «tempi decisionali certi». Prodi lancia messaggi rassicuranti, consapevole che anche sulla questione dell'alta velocità si giocherà la partita delle Politiche 2006. Ma se il centrodestra è compatto nella sua linea, il centrosinistra ha più volte mostrato delle crepe. Da una parte l'ala oltranzista, quella composta da Verdi, Pdci e Prc che hanno appoggiato a più riprese i sindaci «riottosi»; con i Verdi, in particolare, che avevano presentato una mozione per lanciare un tracciato alternativo a quello originale per scongiurare la realizzazione di tunnel) e dal quale la Quercia aveva preso le distanze. Dall'altra, dalla Margherita, era arrivato un avallo sostanziale alla linea proposta dall'esecutivo di una «cabina di regia» sull'opera. È però soprattutto il rischio della paralisi per il Paese a preoccupare Prodi. Un timore che - come ricorda lo stesso Professore - non riguarda solo la Tav: «Questo è un problema generale che riguarda i rifiuti, il disinquinamento dei fiumi, le politiche energetiche.... Un Paese deve mettere in atto tutte le procedure di colloquio possibili». La ricerca del dialogo, spiega ancora l'ex presidente dell'Iri, è «insita nel centrosinistra. Voglio però essere certo che una volta esaminati tutti i punti, la decisione venga presa e non più messa in discussione, altrimenti il Paese finisce che si paralizza. Chiedo e offro disponibilità a un colloquio aperto, ma anche la possibilità di decidere in tempi rapidi e certi» perché «nel Paese si è instaurata la paura di decidere. Ognuno va avanti con un tassello, ma non si arriva a un sì o a un no generale». Inviti accolti con soddisfazione da Antonio Ferrentino, leader del movimento no-Tav e dall'assessore piemontese ai Trasporti Daniele Borioli, che sosteniene che «non si siederà a nessun tavolo di trattativa se non ci saranno rappresentanti della Comunità montana». Prodi garantisce comunque che in caso di vittoria del suo schieramento i blocchi saranno «infinitamente di meno» grazie a un progetto «chiaro e condiviso». E ne approfitta per tirare una stoccata all'esecutivo di centrodestra caratterizzato da «processi decisionali opachi». Il governo dal canto suo ha invece assicurato, proprio l'altro ieri, per bocca del ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, che l'Osservatorio sulla Torino-Lione istituito a Palazzo Chigi lo scorso 10 dicembre per affrontare l'emergenza in Val di Susa sarà convocato dopo le Olimpiadi di Torino 2006. Il colpo più duro alle proteste dei Comitati no Tav era però arrivato lo scorso primo febbraio quando il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso della Comunità montana Bassa Valsusa contro la legge obiettivo che aveva dato il via libera alla costruzione linea ad Alta Velocità, inserendola fra le infrastrutture strategiche di interesse nazionale. Un ricorso - secondo la magistratura amministrativa - «manifestamente infondato» e sul quale lo stesso Lunardi aggiunse: «I sondaggi diranno che non c'è alcun pericolo. Se risultasse qualcosa prenderemo le misure del caso ma l'opera deve andare avanti perchè stralegittima». Ma risalendo più indietro nel tempo uno degli episodi più gravi delle proteste in Val di Susa scattò lo scorso dicembre quando il malcontento dei cittadini per la Tav sfociò in scontri con le forze dell'ordine a Venaus. Scontri caratterizzati dalle polemiche con il ministro dell'Interno Giu

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