Rutelli lancia la sfida ai centristi della Cdl

E anche il leader della Margherita Francesco Rutelli ha le sue certezze: «Per battere Berlusconi occorre un centrosinistra e non solo una sinistra». Nel pieno della campagna elettorale, il centro lancia la sua sfida. In entrambi i poli. Sicuro di essere decisivo. E pronto ad «accaparrarsi» incerti e moderati. «Credo che votare centro questa volta valga doppio - spiega infatti Casini - chi è di destra può votare Fini, Mussolini e Berlusconi. Ma certamente non vota Prodi. Chi vota centro, invece, può votare Casini, ma può votare anche Rutelli e Prodi. Il voto che prenderemo sul versante delle persone incerte, dei moderati, che potrebbero essere anche convinti dal centrosinistra, è un voto fondamentale. Se saremo forti noi, forse riuscirà a vincere il centrodestra». E il discorso di Rutelli, anche se sul fronte opposto, non cambia di molto: «Contro Berlusconi può vincere il centrosinistra, può vincere Prodi, può vincere la nostra lista unitaria nella quale siamo tutti insieme. È il centrosinistra che può battere Berlusconi, non la sinistra o il sinistra-centro». Per il leader della Margherita, in altri termini, il Partito democratico non può essere una «Cosa 3» di dalemiana memoria, dominato dai Ds. A dare il «là allo scatto d'orgoglio centrista, almeno quello targato "Udc", era stato il leader di An Gianfranco Fini che, concludendo la conferenza programmatica del suo partito aveva dichiarato: «Sono lontani i tempi in cui si poteva pensare, rifacendo il centro, di tagliare fuori le ali. In questi cinque anni di governo abbiamo dimostrato che si vince e si batte la sinistra solo se c'è la destra». «Ciascuno - è la replica di Casini - si rintana in questo momento nel suo castello. Fini è di destra e si appella agli uomini di destra». Anche se, poi subito dopo aggiunge, «una destra moderna non è necessariamente in antitesi con un centro moderato...». Ma a dare un colpo al centro è anche Berlusconi che pronostica: Se «dovesse mai vincere le elezioni» «D'Alema, in poco tempo, lo sostituirà a capo del governo». Casini conviene che «Prodi non ha un partito dietro alle spalle e questo è un dato di debolezza oggettivo»), ma ci tiene a precisare che la «radicalizzazione» che il premier sta imprimendo alla campagna elettorale non riguarda nè lui, nè il suo partito. «Berlusconi - sostiene - sta rimotivando i suoi elettori con una campagna radical-motivazionale. E questo ha prodotto dei risultati: a sinistra c'è molto meno convinzione di vincere e il popolo moderato di centrodestra si è svegliato». «Ma il voto che arriva al mio partito - sottolinea Casini rifiutando l'idea di essere stato messo all'angolo dai fendenti che il Cavaliere riserva agli avversari - è un voto che arriva su motivazioni diverse». Quindi sottolinea di non avere alcun «complesso di subalternità» nei confronti dell'attuale leader («faccio politica non guardando gli altri, ma me e il mio partito»). Rimarcando la propria diversità: «In questi cinque anni di presidente della Camera ho dimostrato di essere molto diverso da Berlusconi e di avere una cultura delle istituzioni e della moderazione diversa da FI». «Io - ribadisce - mi rivolgo ad una fetta di elettori diversa». Ma, anche se allineati, in un certo senso, nelle rivendicazioni, tra centristi restano diffidenza e ostilità. «Come sempre Casini fa il furbo» commenta il prodiano Franco Monaco. «Quando sostiene che la partita decisiva sull'elettorato moderato si gioca tra Margherita e Udc - osserva - inganna due volte: primo, perché paragona l'Udc, partito marginale e subalterno del 4%, alla Margherita, partito del 13-14% dotato di autonomo protagonismo. Secondo, perché dipinge Prodi come un estremista che farebbe leva solo sull'antiberlusconismo». Casini insomma, per Monaco, «è costretto ad imbrogliare per raccontare a sè e agli altri la bufala di un suo improbabile protagonismo: che lui correrebbe per la premiership». Definendo questa sua aspirazione «una balla p