L'Italia del Sì tiene accesa la fiaccola
L'esempio di Civitavecchia scuote il governo. Ma il fronte del No attacca la spedizione olimpica
La neonata Italia del Sì muove i primi passi stamattina nella manifestazione di Civitavecchia dei lavoratori della centrale Enel, favorevoli alla riconversione a carbone per non perdere il posto di lavoro. In Val di Susa invece l'ennesima brutta figura internazionale. I no Tav hanno costretto la fiaccola olimpica a deviare il percorso. Hanno stretto d'assedio il tedoforo e hanno lanciato sassi contro le forze dell'ordine. Anche le carovane degli sponsor sono state costrette a cambiare strada. Altre notizie dal fronte del No a Brindisi, dove si continua a polemizzare sui lavori del rigassificatore. A Civitavecchia invece la giornata di oggi rappresenta un chiaro segnale di cambiamento. I dipendenti della centrale Enel vogliono continuare a lavorare. Non importa che al posto dell'olio combustibile ci sia il carbone. Sabato in un'assemblea hanno deciso di sfilare per le vie della città allo scopo di ribadire la loro decisione. Infatti se la Regione dovesse sospendere la riconversione, gli operai si ritroverebbero inevitabilmente licenziati. 2500 posti di lavoro in fumo. Del resto i No coke pressano sul governatore per strappare quanto promesso in campagna elettorale. Ieri hanno occupato l'aula consiliare del Comune di Tarquinia. La stessa giunta regionale del Lazio è divisa sull'argomento. La Margherita, ed esempio, è stata favorevole alla riconversione. Il capogruppo Di Carlo va controcorrente e propone il rigassificatore a Montalto per superare l'ostacolo carbone. «Una buona soluzione per sfruttare al meglio il metano liquefatto. Tra l'altro a Montalto ci sono già i tubi. Non vorremmo che a Civitavecchia - spiega l'assessore - finisse in una guerra tra Orazi e Curiazi». Non si può continuare a dire no a tutto. «È vero. Alla fine - conclude Di Carlo - si rischia di perdere su tutti i fronti. Ma per favore non chiamiamo ambientalisti tutti questi comitati del No. È un abuso chiamarli così. Gli ambientalisti veri sono un'altra cosa». «Finalmente qualcosa si muove - sottolinea il ministro Matteoli - siamo grati a questi lavoratori che hanno saputo ribellarsi ai quei comitati disfattisti che spuntano come funghi. Tra l'altro sulla centrale a carbone di Civitavecchia il governo esaminò la questione e l'impatto fu favorevole. Tra i contestatori c'è anche gente in buona fede, ma tanti sono quelli che strumentalizzano ed esasperano le situazioni. L'esempio dello smaltimento dei rifiuti la dice tutta. Per eliminarli servono la discarica o il termovalorizzatore. Non c'è altra soluzione. Eppure abbiamo avuto oppositori per entrambe le soluzioni. Ditemi voi cosa fare. Sulla Tav - aggiunge il ministro dell'Ambiente - addirittura si è contestata l'opera fin dalle prove effettuate per sondare il terreno. Del ponte sullo Stretto se ne parla da 40 anni. Questo governo ha solo dato un seguito all'approvazione firmata dal centrosinistra, dal governo Amato. Eppure le contestazioni sono numerose. Le infrastrutture servono al nostro Paese per essere competitivo, non per arrivare dieci minuti prima a casa». Sulla Tav il parere dato dal Tar del Lazio ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo a chi la ritiene indispensabile. E qui il fronte è trasversale, perché oltre al governo anche Prodi e Rutelli sono d'accordo. «Siamo rallegrati che il Tar - commenta Lunardi - abbia dichiarato la legittimità dell'opera. La Tav va avanti e chi la contesta è una minoranza. I sondaggi diranno che non esiste alcun pericolo. Se non sarà così - conclude il ministro per le Infrastrutture - si prenderanno tutte le misure necessarie. La Tav andrà avanti perché è un'opera stralegittima. Nel nostro Paese ci sono delle emergenze che vanno affrontate ben oltre gli schieramenti. Bisogna dare continuità. Lavorare insieme e non cancellare quanto di buono fatto come ho sentito dire in campagna elettorale».