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«Quella di Berlinguer era una doppia morale»

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Il capogruppo della Rosa nel Pugno: «I partiti potevano trovare soldi in ogni modo»

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Così è successo che ieri Ugo Intini, capogruppo della Rosa nel Pugno alla Camera, si alzasse per prendere la parola a Fiuggi durante il congresso nazionale dello Sdi. Un intervento duro, soprattutto contro la scelta della Quercia di candidare, nella sua lista al Senato, l'ex pm di Mani Pulite Gerardo D'Ambrosio. Nello stesso momento, a Milano (630 chilometri più a nord), Piero Fassino ufficializzava la candidatura, come indipendente, dell'ex capo della Procura di Milano nelle fila dei Ds al Senato. Una candidatura che, però, potrebbe tramontare qualora venisse approvato il provvedimento (in dirittura d'arrivo al Senato) sull'ineleggibilità e incompatibilità dei magistrati (D'Ambrosio è andato in pensione da poco più di 3 anni, mentre la norma fissa un limite di 4 anni dalla cessazione dell'attività). Legge a parte, mentre la maggioranza fa la sua parte rispolverando l'antico teorema delle «toghe rosse», a monopolizzare il dibattito politico è soprattutto la polemica interna all'Unione che sembra ormai diventata un botta e risposta tra Ds e Sdi. Anche perché Romano Prodi, intervenendo sull'argomento, ha commentato: «Non vedo dove sia il problema». Onorevole Intini, lei parlava a Fiuggi e i Ds, a Milano, confermavano la candidatura di Gerardo D'Ambrosio. «Sì, lo so». Una scelta che lei ha commentato con parole dure: «Così si rischia di tornare 10 anni indietro». «Ho solo messo in evidenza che c'è il rischio di un ritorno al passato. Ad un'immagine della sinistra che cavalca la giustizia spettacolo, la giustizia delle manette. Cioè esattamente come accadeva dieci anni fa». La sinistra di Mani Pulite? «Mani Pulite ha affrontato una degenerazione del sistema dei partiti con eccessi che sono stati ampiamente riconosciuti da tutti». Qualcuno dice che, in questo modo, i Ds avrebbero cercato di riequilibrare politicamente lo scandalo Unipol. «Se così fosse, sarebbe un errore. Non ci sono dubbi sul fatto che i Ds siano restati nella legalità, che siano gente perbene. Lo Sdi per primo ha difeso la Quercia da questi attacchi ingiusti e per questo oggi, più di altri, può sottolineare con forza l'errore di candidare D'Ambrosio». Secondo lei perché lo hanno fatto? «Forse, in questo modo, hanno cercato di contrastare le critiche di una certa sinistra che ha ingiustamente imputato ai Ds di aver abbandonato la strada tracciata da Berlinguer». La strada della questione morale? «Berlinguer ha lasciato un partito con un alto livello di moralità interna. Nessuno si è mai arricchito personalmente. Ma sarebbe bene ricordare che la moralità di Berlinguer era una moralità da Prima Repubblica». Moralità da Prima Repubblica? «Sì, una moralità che metteva su un piano i partiti e su un altro i privati cittadini. I partiti potevano e dovevano trovare soldi in qualunque modo, anche illegalmente. I privati cittadini no. Insomma una sorta di doppia morale». Il suo partito è forse quello che ha pagato il tributo più alto alla stagione di Mani Pulite. Non crede il caso D'Ambrosio possa punirvi in termini elettorali? «Al contrario. Quello che sta accadendo ci conforta nella scelta che abbiamo fatto. Quella di aver dato vita ad una forza, la Rosa nel Pugno, fedele al centrosinistra, ma autonoma, laica e non giustizialista».

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