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Operai e imprese in piazza per difendere il posto

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Non questa volta perché i lavoratori delle imprese che stanno realizzando la conversione della centrale di Torre Valdaliga Nord hanno fatto di testa loro. L'opera che li vede impegnati è nei fatti uno dei maggiori cantieri aperti in questo momento sul suolo europeo. Come spesso avviene però è un cantiere mal visto da parte della popolazione residente, che punta il dito contro il combustibile che sarà bruciato in questa centrale per produrre energia: il carbone. Inutile dire che l'olio inquina e costa di più, che rispetto agli anni precedenti l'impianto sarà depotenziato di un quarto, che alla nazione serve energia e soprattutto serve la diversificazione delle fonti di energia, come dimostrano crisi petrolifere internazionali e furti di gas agli oleodotti ucraini. I no coke, i contrari, non sentono ragioni: sfilano, strepitano e proprio ieri hanno bloccato il traffico sull'Aurelia fino a sera. Se però i sindacati strizzano l'occhio alla protesta, che significativamente si riaffaccia puntualmente ad ogni tornata elettorale, imprese e maestranze, operai e "padroni", si sono invece uniti per dare una secca risposta. E in seicento ieri mattina hanno presidiato l'area del cantiere, convocando poi un'assemblea durante la quale hanno confermato che domani bloccheranno la città con il loro corteo di uomini e mezzi. Sarà una manifestazione pacifica per essere ascoltati dai civitavecchiesi e soprattutto dalle istituzioni, con particolare riferimento a quel governatore Marrazzo che (ma sono al momento solo voci) avrebbe l'intenzione di firmare un provvedimento di sospensione dei lavori. «Sarebbe un disastro, abbiamo investito in uomini e mezzi e saremmo cacciati via senza pietà», ha tuonato in assemblea un imprenditore locale. E i dipendenti hanno applaudito convinti, anche quando si è chiesto di far sfilare in strada le loro famiglie. Ieri mattina si sono recati in cantiere, hanno timbrato ma non hanno lavorato: non troveranno tuttavia decurtazioni nella busta paga, e così accadrà anche per lunedì. L'accordo con i "padroni", insomma, è massimo: e per ora si tratta soltanto delle imprese dell'indotto, fermo restando che la mobilitazione, se la situazione dovesse precipitare, investirà altra forza lavoro. Intanto dalla Regione Lazio Marrazzo ha chiesto aiuto al governo, perché la situazione è davvero incandescente. Da una parte i no coke che cercano di imitare i no tav della Val di Susa, dall'altra invece duemila posti di lavoro ad alto rischio e una nuova e più intelligente politica energetica da difendere. In mezzo, infine, una nazione che osserva, stanca, l'ennesimo balletto sulla propria pelle. Ma questa volta il "popolo dei no" si è scontrato con la volontà dei lavoratori di andare oltre un sindacalismo anacronistico e antiproduttivo. E, per una volta, ha detto "sì".

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