«Lasciateci lavorare»
Sono i sindacalisti, gli ambientalisti, i no global, i disobbedienti. Quegli «uomini-sigla» che riescono con una facilità estrema a far scendere in piazza migliaia di persone. Che bloccano i progetti. Che li rispediscono al mittente. Che frenano lo sviluppo economico di un Paese, il nostro, ormai più vicino al terzo mondo che al G8. Tuttavia ieri a Civitavecchia si è verificato un fatto molto importante, un piccolo grande segnale che può invertire la rotta. Operai e imprese a braccetto, con un unico scopo: continuare a lavorare. Non perdere il posto. La centrale di Torre Valdaliga Nord sta vivendo una fase di vitale trasformazione: la riconversione a carbone. Le imprese e gli operai sono da tempo al lavoro. Ma gli esponenti del no-coke si oppongono duramente. Il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, in campagna elettorale aveva promesso che avrebbe impedito la riconversione. Ora i tifosi del no-coke aspettano che sia mantenuta la promessa. Che la «cambiale venga pagata». Ma dall'altra parte della barricata ci sono migliaia di lavoratori che non vogliono finire in mezzo a una strada. L'Enel sarà costretta a licenziare se salterà tutto. Gli operai si sono riuniti in assemblea e hanno scelto il fronte del sì. Con coraggio e coscienza. Qualcosa si muove, dunque, anche nel Bel Paese. L'Italia del No è il fronte che ha vinto di più negli ultimi anni. L'energia alternativa, il nucleare, le discariche, le centrali, le metropolitane e perfino i campi profughi hanno trovato un'opposizione ferrea. Ambientalisti, no-global, verdi le hanno provate tutte pur di ostacolare le grandi opere. Non paghi di quello che è stato fatto in passato per distruggere il nucleare, oggi rimpianto più che mai a causa del caro-greggio. Per non parlare del gas, autentica mina vagante. Solo ieri la stima dell'Eni indicava un taglio previsto dalla Russia di 6 milioni di metri cubi rispetto ai 74 richiesti, pari a una riduzione dell'8,1%, con un impatto sui consumi italiani pari al 2,1%. Petrolio e gas che noi possiamo combattere solo potenziando nucleare e carbone. Il governo Berlusconi si è trovato davanti a ventimila manifestazioni contrarie. Un autentico record, anche di soldi bruciati per le famiglie dei lavoratori, quest'ultimi troppo spesso strumentalizzati dalle organizzazioni sindacali, in perenne conflitto con se stesse e con il mondo intero. Il caso Alitalia ne è la riprova. In Italia sono troppi quelli che non vogliono cambiare. La Tav in Val di Susa, il Ponte sullo Stretto, il Mose di Venezia alla fine si faranno: ma quanta fatica costa ogni mattone. A Civitavecchia però la coscienza degli italiani ha dato un vitale segno di risveglio. È l'inizio di una nuova era?