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Casini torna a «rompere» sulla par condicio

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«Solo gli sciocchi non cambiano mai idea. Infatti un uomo che sciocco non è, come Berlusconi ha cambiato idea sul maggioritario, come Casini ha cambiato idea sulla par condicio». Il leader dell'Udc sceglie il palcoscenico di Matrix, per rilanciare al presidente del Consiglio Berlusconi. Ma sì, facciamoci del male, deve essersi detto Casini ospite di Mentana. Che rincara la dose col siparietto nella pausa pubblicitaria del Porta a Porta di Canale 5. «Che fai? tiri fuori i giornali in Tv come Berlusconi?» dice Mentana rivolto a Casini, riferendosi al momento in cui ha tirato fuori il quotidiano Liberazione per parlare del programma di requisizione delle case proposto da Rifondazione. Pronta la replica di Casini: «Con una sola differenza, Berlusconi ha tirato fuori giornali di anni fa, io dell'altro ieri». Casini parla anche della campagna mediatica di Berlusconi: «Ognuno ha il suo passo, se cercassi di fare Berlusconi, farei male il Berlusconi e anche il Casini». E ancora. «Non è un problema di par condicio, il problema è l'amplificazione delle presenze di Berlusconi, dall'Unità, ai Tg ai giornali. Il premier ha capito che con il proporzionale la campagna si gioca con il protagonismo di partito e lo fa in modo efficace. Gli alleati non hanno complessi. Ognuno ha il suo passo». Da Bari, all'assemblea organizzativa degli azzurri, alla Fiera del Levante, replica il portavoce di FI, Sandro Bondi, per cui i battibecchi «non giovano soprattutto all'Udc». «Noi - ha aggiunto - sapremo vincere queste elezioni se non lasceremo solo Berlusconi in questa battaglia per la libertà». Sulla par condicio torna anche il prossimo numero della rivista "Formiche" organo dell'omonima fondazione presieduta dall'ex segretario Udc Follini. «È difficile dare torto a Berlusconi quando afferma che "quello della par condicio è un capitolo doloroso". La legislatura è stata caratterizzata anche dal braccio di ferro sulle regole tv e di comunicazione politica. Un braccio di ferro che ha visto Follini, e con lui Casini e l'Udc, protagonista di episodi significativi come la minaccia del presidente del Consiglio di "ritorsioni mediatiche" e l'accusa di D'Alema di aver "venduto la battaglia per la par condicio in cambio del posto di vice-premier».

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