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An lancia la campagna «Fini premier»

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Parte la conferenza programmatica. Il leader avverte: «Ci giochiamo tutto, io per primo»

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Il primo ad arrivare è l'ex ministro della Comunicazioni Maurizio Gasparri, che della convention è il coordinatore. Alla spicciolata siedono sul palco (un'emiciclo con al centro una piazza per gli oratori e due maxi-schermi giganti) l'attuale titolare del dicastero di Largo Brazzà Mario Landolfi, l'ex presidedente della provincia di Roma Silvano Moffa, il capogruppo alla Camera Ignazio La Russa, il coordinatore del dipartimento organizzazione Marco Martinelli, la responsabile delle donne di An Daniela Santanchè. Il parterre è quasi al completo quando nella sala del padiglione 22 all'Eur entra lui. Gianfranco Fini sale sul palco e l'applauso scoppia nella platea e tra i suoi. Dunque, Fini c'è. Non parla (il suo sarà l'intervento conclusivo di domenica) tutti gli occhi sono su di lui. «In prima persona» è lo slogan che campeggia sui manifesti di An sparsi per tutta la Fiera. Il nome di Fini è dappertutto, finache alle fermate dell'autobus vicino al luogo dei lavori dove sono stati piazzati i manifesti elettorali. E tutti sembrano essere con Fini. Dai delegati ai militanti, dai capigruppo ai ministri, sono tutti d'accordo che il vicepremier sia la persona col «giusto credito» per vincere questa battaglia elettorale. Per usare le parole del portavoce del partito «oggi An è Fini e Fini è An, punto». Andrea Ronchi vuol dire che oramai, superati i tempi delle lotte intestine tra le tre correnti, Alleanza nazionale si identifica con il suo presidente. Sarà per questo che nessuno se la sente di esprimere un parere negativo sulla personalizzazzione della campagna di An che l'inserimento del nome di Fini nel simbolo ha inevitabilmente comportato. E Fini ricambia la nuova fiducia accordatagli da base e esponenti di partito rimanendo costantemente sul palco e ascoltando attentamente tutti gli interventi dei colonnelli. Per quasi tre ore il ministro degli Esteri italiano non si alza quasi mai, se non per guardare alle sue spalle i video che durante l'Assise vengono trasmessi e sui quali scorrono oltre ai volti di An, personaggi ai quali il partito si sente particolamente vicino: da Vincenzo Muccioli a Paolo Borsellino, da Luigi Calabresi a Giovanni Paolo II. Un momento di commozione coglie il presidente allorchè, subito dopo l'intervento del ministro per gli italiani all'estero Mirko Tremaglia, compaiono sui maxi schermi le immagini di Nino Sospiri, ex sottosegretario alle Infrastrutture, scomparso circa un mese fa. Ma è l'unico momento di defaillance per il vicepremier. Per il resto del pomeriggio ascolta serio e sorride solo al momento di stringere la mano agli oratori. Non si alza neppure per fumare una sigaretta, tanto che alle 18, dopo quasi due ore dall'inizio della Conferenza, non resistento più si accende una bionda proprio sul palco. Seduto accanto a lui c'è sempre Gasparri che nel suo discorso programmatico parla a tutto campo di Europa, globalizzazione, sicurezza, famiglia, made in Italy e soprattutto di alleanze con i giovani con le donne e con gli anziani. Il partito rimane agganciato ai valori di sempre. Nessuna concessione ai temi che il suo leader un tempo aveva cercato di sdoganare come la fecondazione assisitita o il voto agli immigrati. Tutt'al più Gasparri concede qualcosa in termini di «integrazione» e non «aggregazione» per gli extra-comunitari. Qualche apertura la fanno il ministro Landolfi quando dice che l'identità di un partito si aggiorna quotidianamente e Daniela Santanchè che afferma: «Di tutto si può discutere, siamo uomini e donne del nostro tempo…». Ma cosa pensa il leader, lui che gioca in prima persona («Ci giochiamo tutto, io per primo», scrive Fini nell'introduzione al documento programmmatico di An). Lui non parla con nessuno, alla fine della prima giornata di lavori all'Eur va via senza concedere nulla alla stampa. Quel che è certo è che adesso i «colonnelli» lo stanno ad ascoltare e anche la base del partito crede in lu

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