Scioperi da ottanta milioni
L'ad avverte: «Abbiamo pagato care le continue astensioni»
La dura condanna alle proteste dei lavoratori arriva direttamente dal presidente e ad della compagnia di bandiera, Giancarlo Cimoli, ascoltato ieri dalla commissione Lavori pubblici e trasporti di Camera e Senato. Fra vertici e sindacati il confronto è sempre più teso, tanto che lo scontro potrebbe approdare anche nei tribunali. «Sui dati che stanno circolando relativi ai conti della compagnia, sto cercando di tutelarmi con gli avvocati» avverte Cimoli. «I risultati che noi abbiamo dato sono veri e depositati perché se così non fosse noi andremmo incontro a sanzioni penali». Dal numero uno di Alitalia arriva quindi un severo monito. «Se un sindacalista mi dà dell'imbroglione io lo denuncio. Queste notizie stanno nuocendo moltissimo alla compagnia e cerchiamo di tutelarci per vie legali». Ma sulla compagnia di bandiera pesa anche l'incognita Volare, che - annuncia Cimoli - se venisse aggiudicata ad Air One, per noi sarebbe una «"sventola" da 125 milioni di euro». Rivolto poi ai parlamentari, il presidente di Alitalia ha difeso il proprio operato: «Non so se ci sono motivi oggettivi per i quali mi devo dimettere. Di certo, abbiamo portato a casa cifre sufficienti a poter formulare un giudizio sulla nostra gestione». «Il successo dell'aumento di capitale - aggiunge Cimoli - fa sì che la compagnia sia caratterizzata da solidità finanziaria e disponibilità liquide superiori a un miliardo di euro». «Ora - conclude l'amministratore delegato - abbiamo chiuso tutte le problematiche sia con le banche che con l'Unione europea. Possiamo proseguire con il progetto strategico e possiamo attuare il piano che punta fare di Alitalia un vettore altamente efficiente sul modello di Iberia». Il presidente della compagnia di bandiera mostra infine un'«apertura» al sindacato, dicendosi disponibile a mantenere il business della manutenzione nel perimetro di «Az Servizi» fino al 2008, cioè al termine del piano industriale. Della questione è tornato a parlare ieri il ministro del Welfare Roberto Maroni, sottolineando che il caso Alitalia dovrebbe essere trattato al ministero del Welfare e non a palazzo Chigi. ìLasciarla a palazzo Chigi infatti - ha spiegato - sarebbe un segnale negativo perché significherebbe un intervento del governo e il governo non ha titolo per intervenire in una vicenda che riguarda una società quotata in Borsa. Non l'ha fatto per la Fiat, che è sul mio tavolo, non lo deve fare per Alitalia».