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di LAURA DELLA PASQUA ERA l'ultima occasione ghiotta di fine legislatura per piazzare quei provvedimenti ...

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Si tratta del decreto Milleproroghe sul quale ieri è stata votata la fiducia al Senato. Siccome gli appetiti sono tanti si è scatenata una vera e propria gara senza esclusione di colpi all'interno della maggioranza. Tant'è che è dovuto intervenire il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ponendo uno «stop all'assalto alla diligenza». Tremonti ha quindi stralciato tutte quelle norme prive di copertura finanziaria. La situazione al Senato è degenerata al punto da far scoppiare uno scontro all'interno dell'Udc e da portare un ministro, quello della Funzione Pubblica, a minacciare le dimissioni. Non solo. Il «Milleproroghe» è un testo omnibus su cui il governo ha posto la fiducia per fare in fretta e approdato al Senato senza nemmeno la relazione tecnica con l'indicazione della copertura delle spese. Ma soprattutto arrivato a Palazzo Madama dopo essere stato rimaneggiato e sostituito con un maxiemendamento del governo durante una riunione notturna a Palazzo Chigi nella vigilia in cui alcuni pezzi si sono persi per strada e altri sono stati inseriti. A questa riunione avrebbe partecipato anche un esponente dell'Udc che, all'insaputa del suo collega di partito, il ministro Baccini, avrebbe estromesso alcune norme che a questo stavano particolarmente a cuore. Le priorità proposte dal ministro della Funzione pubblica riguardavano provvedimenti sulla semplificazione, la competitività, la definizione della cosiddetta cabina di regia tra imprese e Pubblica amministrazione, la stabilizzazione dei comandati, ovvero del personale già dipendente e la semplificazione sui disabili. Appena il testo è approdato al Senato, Baccini accortosi del colpo di mano, è andato su tutte le furie. «Se questo è il testo non resterò un minuto di più al governo» ha detto lapidario con una nota. Sono solo due gli articoli superstiti del provvedimento sulla pubblica amministrazione promosso dal ministro della Funzione pubblica: la proroga dei contratti a tempo determinato della Croce Rossa e le modiche a un decreto legislativo del 1999 (il n. 287) in tema di riordino delle professionalità della pubblica amministrazione. Mancano invece, tra gli altri, alcuni articoli che si occupano di proroga di assunzioni di personale a tempo indeterminato e di contratti di collaborazione. In serata si è arrivati a un accordo: il maxiemendamento è stato epurato di quella parte riguardante la pubblica amministrazione che, per il ministro, non rappresentava le priorità da lui indicate. Priorità che invece vengono accorpate al decreto legge all'agricoltura che verrà presentato al Senato tra lunedì e martedì. Nel provvedimento omnibus sono invece comprese le norme che reintroducono il finanziamento dell'Autorità per l'energia, quelle sul processo civile, nonchè il finanziamento delle missioni internazionali a cominciare da quella irachena. Ma le difficoltà all'approvazione del maxiemendamento non riguardano solo il caso-Baccini. A metà pomeriggio il presidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini ha chiesto una proroga del dibattito sulla fiducia di alcune ore per l'esame del maxiemendamento. Nel frattempo il presidente del Senato Marcello Pera ha convocato anche la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. Azzolini ha fatto notare che nel testo esistevano problemi di scrittura e relativi al giusto rapporto fra cifre stanziate e previsioni di spesa. Il che significa che a determinati oneri non corrispondono equivalenti coperture. Il decreto legge è un vero e proprio testo omnibus. Al suo interno convivono infatti norme sulla denuncia dei pozzi, incarichi per la convenzione di Parigi per il disarmo chimico, nonchè fondi per l'Istituto nazionale per la montagna, per Genova capitale della cultura 2004 e per la ristrutturazione del carcere «Le Nuove» di Torino. Ma c'è anche una proroga singolare per chi volesse diventare cittadino italiano pur essendo discendente di sudditi dell'impero austro-ungarico. Chi infatti ha fra i suoi avi una persona che risiedeva in Istria, Dalmazia, Venezia Giulia o Alto Ad

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