Anche Prodi boccia la par condicio
Romano Prodi al termine della sua due giorni a Bruxelles ha fatto il punto della campagna elettorale a cominciare dal tema caldo della par condicio. «Il nuovo regolamento è stato approvato ancora una volta solo dalla maggioranza. È stata una imposizione, mettiamo i punti sulle i». Prodi ha poi sottolineato che da quanto è emerso sulla stampa «ci sono due faccia a faccia e un discorso allo specchio. Poi giudicheremo il regolamento più profondamente quando avremo il testo preciso. Però sono tre eventi di cui in uno non c'è l'altra faccia» Il leader del'Unione è poi tornato sulle più recenti dichiarazioni del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. «I rilievi mossi dal presidente Ciampi sul provvedimento riguardante l'inappellabilità dovevano essere accolti tutti». A chi gli chiedeva di dare qualche indicazione sul programma elettorale dell'Unione, il Professore ha risposto che «l'Italia ha bisogno di riforme forti e di una politica radicale e di un cambiamento nella psicologia della popolazione». Per Romano Prodi «il nuovo governo deve avere la forza di applicare», annunciando di non avere «desiderio di medaglie ma di voler aiutare il cambiamento nella realtà del Paese». «Sono abbastanza libero e ho un'esperienza sufficiente per poterlo fare», ha aggiunto il leader dell'Unione. Prodi ha poi riferito con soddisfazione i dati del'ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto di un consistente campione dei lavoratori dipendenti. Queste rilevazioni pubblicate dal Sole 24Ore, assegnano 12 punti di maggioranza al centrosinistra. «I dati sono notevolmente consolanti, anche se non sufficienti: se nei lavoratori dipendenti c'è una differenza di quel tipo... mentre erano assolutamente pari nel 2001: vuol dire che qualche cambiamento c'è stato». Prodi ha precisato che il sondaggio è stato fatto su un campione «non piccolo», cioè particolarmente significativo, «certo non esaustivo, ma non trascurabile». Nell'incontro con la stampa che ha chiuso la sua visita a Bruxelles, l'ex presidente della Commissione Ue ha più volte sottolineato che l'Italia ha bisogno di «riforme forti», rilevando la necessità di «cambiare in modo radicale il comportamento nel settore dei servizi». «Bisogna dare coraggio alle nuove generazioni. Abbiamo giovani imprigionati in strutture dalle quali non riescono a uscire», ha concluso, ricordando l'importanza di «dare spazio a scuola, ricerca e sviluppo, altrimenti perdiamo la gara internazionale» non solo con gli Usa ma anche con le nuove potenze asiatiche. Prodi ha poi alargato il discorso al panorama europeo. «La crisi scoppiata in Europa a seguito della bocciatura dei referendum sulla Costituzione in Francia e in Olanda non durerà in eterno. Non dobbiamo pensare -ha affermato il capo dell'Unione- che questa crisi europea durerà in eterno. In passato abbiamo avuto crisi analoghe, anche peggiori. Si pensi alla sedia vuota di De Gaulle, alla crisi di bilancio provocata dalla Thatcher o al fallimento della politica europea di difesa comune». E sulle dichiarazioni di Prodi da Bruxelles è intervenuta la portavoce di Forza Italia Elisabetta Gardini. «Per evitare di parlare del programma che non c'è Prodi è andato al Parlamento europeo. Non capiamo perchè si senta così sicuro nel parlare di Europa visto le clamorose bocciature che gli sono piovute addosso dalla stampa di mezzo continente alla fine della sua presidenza di Commissione». La Gardini poi sottolinea che «anche di recente una prestigiosa firma del Daily Telegraph, Christopher Montgomery, conferma, in un'intervista pubblicata su Tempi, che nessuna commissione ha ottenuto meno di quella guidata da Romano Prodi. Risultati zero, burocrazia a mille. L'analista politico britannico ritiene Prodi direttamente responsabile di un immobilismo inaccettabile che sta minando le basi stesse dell'economia europea e considera il professore un uomo del passato che porta con sè tutti i problemi del tempo che fu e nessuna delle soluzioni per il futuro».