Lo striscione della vergogna affonda Pisanu
Fin qui tutti d'accordo. Sui metodi da adottare invece ognuno dice la sua. Secondo gli sportivi non si può sospendere una gara, squalificare il campo, multare la società per quattro scugnizzi incivili con una bandiera o un simbolo che nemmeno conoscono. Secondo la polizia non si può intervenire in curva e ritirare lo striscione per problemi di ordine pubblico. I sociologi sostengono che questi episodi vanno ignorati, in quanto si fa solo della pubblicità a chi ha un unico scopo: farsi notare. A giudizio del presidente della Federcalcio un arbitro non può prendere la decisione di sospendere la partita senza che abbia ricevuto l'input dal responsabile dell'ordine pubblico. Dunque, come è facile intuire, stiamo davanti al cane che si morde la coda. Che gira a vuoto e non prende l'osso. Eppure un precedente importante esiste. Protagonista fu il grande Collina che fece interrompere nel 1996 la partita Sampdoria-Torino finché non fu rimosso uno striscione che dava del pagliaccio al designatore arbitrale Casarin. Una volta eliminato lo sgarbo fece riprendere la gara. Quindi che ne dica Carraro, la soluzione più percorribile è proprio quella di affidarsi all'arbitro e al buon senso. Tuttavia quanto è accaduto domenica all'Olimpico rappresenta l'ennesimo episodio grave di una vergognosa escalation che ha riportato il razzismo a bordo campo. La Digos, seppure non sia intervenuta in curva e abbia evitato un assalto ai tifosi livornesi sequestrando le molotov, ha acquisito i dati informatici dei biglietti elettronici, i filmati girati dalle telecamere e le foto scattate dai fotografi. Allo scopo di dare un'identità a coloro che occupavano i posti dai quali è stato esposto lo striscione antisemita. Anche se in curva in pochi si siedono sulla sedia indicata sul tagliando. Tutti gli sportivi veri si aspettano punizioni esemplari per i colpevoli. Il prefetto Serra ha annunciato che sono stati individuati. Sono un centinaio e rischiano in caso di processo condanne da 3 mesi a un anno. Sanzioni che avrebbero ben più peso delle squalifiche prettamente sportive. Le società subiscono degli autentici ricatti. Rischiano squalifiche per episodi dei quali non sono responsabili. E ne pagano le conseguenze. A fallire è stato il decreto Pisanu che è servito solo ad allontanare molti tifosi dallo stadio. Scoraggiati da tornelli, clima da guerriglia e dal fatto di non poter decidere all'ultimo momento di andare alla partita, per via del biglietto nominativo che non si può fare in quattro e quattr'otto. Per quanto riguarda i controlli ai tornelli l'Olimpico è lo stadio italiano più rigoroso. Non si è mai abbassata la guardia da parte delle forze dell'ordine. Eppure gli striscioni vengono esposti ugualmente. Il materiale entra grazie alla complicità delle ragazze che nascondono le strisce di carta velina addirittura nella confezione degli assorbenti. O nei doppifondi delle scarpe. Poi all'interno della curva si ricongiungono i pezzi e si scrive la frase. E il danno è fatto. La Roma ha chiesto alle televisioni di non riprendere più gli striscioni esposti sulle curve. Per non dare un'eccessiva pubblicità a chi trama sugli spalti. Ma la notizia più importante la devono dare le forze dell'ordine, punendo i responsabili di un atto così vergognoso per la città di Roma.