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Stop per otto società farmaceutiche

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La Procura di Bari contesta alle aziende di non aver controllato l'attività dei dirigenti

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La richiesta cautelare è firmata dal pm inquirente del Tribunale di Bari, Ciro Angelillis, che, in subordine alla chiusura della società, ha chiesto al gip Chiara Civitano la nomina di un commissario giudiziale per salvaguardare i livelli occupazionali. L'iniziativa si basa sulla legge 231 del 2001 che riguarda la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. Spetterà ora al giudice decidere se accogliere la richiesta di misura cautelare (e se limitarla alla sola sospensione delle vendite) al termine degli interrogatori dei responsabili legali delle otto società che cominceranno a metà febbraio e si concluderanno a metà marzo. Ai responsabili legali delle stesse società e, inoltre a quello di un'altra azienda farmaceutica, la Pfizer, è stata notificata anche un'informazione di garanzia. Nell'atto si contesta alle nove Spa, in alcuni casi di aver omesso il controllo sull'attività dei propri dirigenti e dei loro subordinati a cui sono attribuiti diversi reati nel procedimento sulla farma-truffa da oltre 20 milioni di euro. In altri casi una fattispecie dolosa di concorso nel reato di truffa attribuito a dirigenti, capi area e informatori scientifici di case farmaceutiche accusati (in concorso con farmacisti e medici di base compiacenti) di aver compiuto il colossale raggiro. Per la Pfizer il magistrato non ha chiesto la misura cautelare perchè la multinazionale ha prodotto documenti attraverso i quali sostiene di aver modificato, rispetto all'epoca della farma-truffa, i propri moduli organizzativi e di aver allontanato le persone coinvolte. Per i fatti che riguardano le responsabilità personali la Procura di Bari contesta, a vario titolo, a 126 persone (104 delle quali arrestate tra il 2004 e il 2005) le accuse di aver preso parte ad un'associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata al Ssn e al falso. Secondo l'accusa, i 126 imputati hanno costituito e preso parte a diversi sodalizi criminali che agivano tra le province di Bari, Lecce, Brindisi, Foggia e Milano e facevano in modo che le loro case farmaceutiche lucrassero sulle iper-prescrizioni di farmaci fatte da medici di base. Questi ultimi - secondo il pm - venivano corrotti dagli informatori scientifici anche su istigazione delle case farmaceutiche. I medici consegnavano le ricette (intestate a pazienti ignari) alle farmacie amiche, i farmacisti toglievano le fustelle dai farmaci prescritti, le apponevano sulle ricette per ottenere il rimborso dal Ssn e, specialmente durante la notte, gettavano nei cassonetti della spazzatura i farmaci, alcuni dei quali erano salvavita e costavano anche 700 euro a confezione. Ai medici corrotti, come risulta dal libro mastro delle tangenti sequestrato dal Nas, andavano soldi e viaggi ai Tropici. I fondi neri per la corruzione, invece, venivano creati - secondo l'accusa - con un giro di false fatturazioni per inesistenti attività di promozione dei farmaci.

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