«Io non vado in televisione a vanvera»
Il Professore replica a chi lo accusa di temere il confronto col premier
La minaccia, o la promessa, arriva a metà pomeriggio quando ormai il premier ha lanciato la sua quotidiana sfida dialettica all'avversario. A diffondere la notizia una nota dell'ufficio stampa del Professore che recitava così: «Dagli "attacchi di panico" alla "nullità", dal "poveretto" fino al "coniglio" di oggi (ieri ndr) il campionario degli insulti della Casa delle libertà nei confronti del presidente Prodi è stato vario e fantasioso. Una dialettica che a 10 settimane dal voto non ha nulla a che vedere con una sana, democratica e normale campagna elettorale. Un fuoco di fila volto a screditare Romano Prodi da un punto di vista più personale che politico. Per questo motivo, e per frenare un torrente in piena che rischia di travolgere una campagna elettorale ancora non ufficialmente iniziata, preferiamo lasciare la Cdl ad attorcigliarsi in un soliloquio di insulti». Poi la promessa: «Da oggi (ieri ndr) non replicheremo più a questo tipo di attacchi. Preferiamo prendere la parola solo quando saremo chiamati a rispondere di contenuti politici e programmatici». Ma le promesse, si sa, in politica non sempre valgono così, neanche dieci minuti dopo, ecco il Professore rispondere (garbatamente) agli attacchi della Cdl che lo aveva accusato di temere il confronto televisivo con Berlusconi. «Possono sostenere quello che vogliono», è stata la risposta di Romano Prodi. «Io vado in televisione per parlare di cose concrete agli italiani certamente non vado in televisione a vanvera». A sua parziale discolpa, però, va detto che il leader dell'Unione ha solo risposto ad alcune domande rivoltegli dai giornalisti. E, siccome «rispondere è cortesia», il Professore non si è voluto sottrarre nemmeno ad una domanda sui sondaggi che danno la Cdl in rimonta. «No - ha risposto perentorio -, non è affatto in rimonta. E lo sanno tutti». A questo punto, nel dubbio che la sua promessa pomeridiana potesse essere letta come una «frase di circostanza», il Professore ha deciso di parlare di programmi. Intervenendo a Forlì alla presentazione di un libro di Ulisse Tramonti su Marco Palmezzano, pittore quattrocentesco forlivese, Prodi ha detto la sua sul tema dei beni culturali. «Dobbiamo costruire - ha speigato - un grande progetto per riorganizzare il nostro patrimonio dei beni culturali che coinvolga stato, enti locali, università e fondazioni, aumentando le risorse». Quindi ha aggiunto che l'Italia deve anche proporre una politica culturale europea, campo in cui l'Europa deve fare di più: «C'è bisogno di una politica europea della cultura e l'Europa ha bisogno del patrimonio culturale italiano». Oltre che questo impegno verso l'Europa l'Italia deve «rimettere mano al ministero e alle sovrintendenze, per realizzare una cooperazione tra centro e periferia e con maggiori risorse». Nella salvaguardia del patrimonio artistico e culturale Prodi ha sottolineato «il ruolo straordinario delle fondazioni che sono un aiuto prezioso». In particolare Prodi ha sottolineato che «le fondazioni devono essere trasparenti e indipendenti dal potere politico» e che «saranno grandi se sapranno interpretare tutta la comunità e non solo una parte». Il Professore ha messo in guardia anche dal rischio che il nostro patrimonio artistico sia «musealizzato», cioè «chiuso e mai vissuto come oggetto della nostra confidenza quotidiana».