Il Cav: «In onda
Grida allo scandalo. Ma io sono andato in tv molto meno di Fassino, D'Alema e Rutelli». Silvio Berlusconi non ci sta. Non ci sta ad essere accusato di avere invaso i mass media dopo che per quattro anni è apparso in rare occasioni. Non ci sta, dunque e attacca: «Ora ci vado più spesso perché abbiamo la necessità assoluta che i cittadini conoscano tutte le cose che abbiamo fatto in quattro anni e mezzo di governo». «Sapete perché mi scapicollo - domanda al pubblico - ad andare in tv mattina e sera in questi giorni? Perché ho un grande debito, in questi anni non ci sono mai andato perchè ero impegnato a governare». In questi giorni, rileva di essere andato «per la prima volta da Costanzo e a Matrix», e di essere stato due volte a Porta a Porta «quando Fassino e Rutelli ci sono stati dieci volte». «Per me - osserva - è uno stress indicibile, perché bisogna stare attenti a qualsiasi parola si dice. In tv ci vado solo perchè ho il diritto di fare sapere agli italiani quanto abbiamo fatto». A questo proposto, il presidente del Consiglio, sottolinea che «è colpa nostra se non siamo riusciti a comunicare le tante cose che abbiamo fatto, ma è difficile portare la croce e cantare». E racconta: «Ogni volta che dopo il Consiglio dei Ministri scendevo in sala stampa ad illustrare gli importanti provvedimenti presi dal governo, non si trovava di questo nessuna notizia in tv ne alcun riscontro sui giornali. Sui media - sottolinea - si parlava solo del botta e risposta sulle cose che mi chiedevano alla fine i giornalisti, le uniche che a loro interessano: non delle cose principali ma del pettegolezzo politico che trovate su tutti i giornali». In ogni caso, secondo Berlusconi, «è scandaloso che un governo dopo quattro-cinque anni di lavoro non possa avere delle trasmissioni in cui ha la possibilità di dire chiaramente quanto ha fatto. Questo è uno scandalo». Non solo, ma appare chiaro che il premier non ha intenzione di fermarsi: «Continuerò ad andare ancora in televisione per raccontare ogni volta un pezzetto di verità e ogni sabato andrò a visitare tutte le regioni. Loro hanno la disponibilità della terza rete Rai, che hanno trasformato in una macchina da guerra contro di noi. Questi signori della sinistra hanno la capacità di ribaltare la realtà, di trasformare l'aggredito in aggressore. Come nella favola del lupo e dell'agnello. Questi signori la applicano ai loro avversari politici». Il Cavaliere ricorda anche che «i sindacati sono organici alla sinistra. Quando c'era la sinistra al potere non ci sono stati scioperi. Con noi sono state ventimila, soltanto negli ultimi due anni, le manifestazioni contro il governo». Di qui, il leader della Casa delle Libertà ripete le accuse all'opposizione e al suo capo e mette in evidenza come, a suo giudizio, non possano guidare il Paese: «Come si fa a far governare chi ha scelto la politica come professione, chi ha scelto l'ideologia del comunismo che ha portato miseria, terrore e morte. Come si fa a dare il governo del nostro Paese a qualcuno che ha sbagliato sempre tutto?». Il premier, nel suo comizio-fiume non nasconde il suo rammarico, ma anche la sua contrarietà, per il ristretto calendario parlamentare (due settimane) che segna la fine della legislatura, e per il «bavaglio» imposto dalla par condicio. «La maggioranza avrebbe avuto diritto a più tempo per lavorare in Parlamento, e non si poteva accettare una chiusura anticipata della legislatura al 29 gennaio senza completare l'esame di una quarantina di leggi e decreti importanti», dice il capo del governo. Ai militanti di Forza Italia che gremiscono il Palafiera di Cagliari Berlusconi assicura che i sondaggi per la Cdl «vanno bene» e dimostrano che «la distanza con l'Unione si riduce». Soprattutto dopo il recente intensificarsi della presenza del presidente del Consiglio in televisione. E promette: «Dopo la nostra vittoria alle elezioni faremo il partito unico».