Ciampi vuole spegnere la tv a Berlusconi
Le parole del presidente della Repubblica irrompono in un grigio sabato di inizio campagna elettorale e alzano subito la temperatura del dibattito politico. La replica del presidente del Consiglio Berlusconi: quella legge è un bavaglio. Ma l'appello di Carlo Azeglio Ciampi suona come un sassolino tolto dalla scarpa seppur sia manifestato con il carattere della massima ufficialità: è stilato in una lettera inviata al presidente della commissione parlamentare di Vigilanza Paolo Gentiloni e arriva dieci giorni dopo un'altra analoga raccomandazione. Ma questa volta è ben più dettagliata: è «compito precipuo della Commissione - sostiene il presidente - quello di garantire la concreta applicazione, da parte della Rai, in ogni momento, indipendentemente dalla data di scioglimento delle Camere, e in tutte le trasmissioni radiotelevisive, del principio di equità e di sostanziale parità di accesso», a tutte le forze politiche. «Faremo ogni sforzo» replica il presidente della commissione di Vigilanza, «i giorni che ci separano dallo scioglimento delle Camere non possono tradursi in un arrembaggio agli spazi televisivi del servizio pubblico». Le parole del presidente Ciampi arrivano dopo una settimana convulsa, che ha visto emergere e poi essere messa in archivio anche la possibilità di uno slittamento della data delle elezioni politiche. Fissata formalmente una volta per tutte il termine per lo scioglimento delle Camere, l'11 febbraio, il presidente Ciampi, dunque, ha voluto assicurarsi che la par condicio sia garantita: da subito. Se Berlusconi si limita a confermare il rispetto della legge, è affidato agli uomini di Forza Italia il compito di precisare cosa essa preveda. «La par condicio in senso stretto decorre dalla data di indizione dei comizi elettorali», sottolinea il vice coordinatore Fabrizio Cicchitto e aggiunge «nella sostanza già oggi mi pare che il centrosinistra non possa certo lamentarsi: le presenze in tv di Berlusconi, Fini e Casini sono bilanciate e sopravanzate da quelle di Prodi, Fassino, D'Alema e compagnia cantando». Sulla stessa linea il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani. «Le norme di applicazione sono chiarissime e scandiscono in modo scrupoloso l'andamento della campagna elettorale, sin dal momento in cui si indicono i comizi». Per Romani la parità è gia assicurata, mentre «è pretestuosa» la polemica del centrosinistra che che da cinque anni ha militarizzato un'intera rete del servizio pubblico trasformandola in una "gioiosa macchina da guerra" mediatica». An, con il portavoce Ronchi, invece sottolinea: «Apprezziamo molto le parole di Ciampi. Il centrosinistra applaude. «Penso che vada assolutamente obbedito», è il commento alle dichiarazioni del presidente della Repubblica di Romano Prodi, secondo il quale oltre alla Rai, «anche le altre catene televisive» dovrebbero seguire «la stessa logica e lo stesso principio», indicati da Ciampi. Il segretario della Quercia Piero Fassino legge nelle parole di Ciampi una «conferma» che il «problema c'è e che siamo di fronte ad un'emergenza». Fassino punta il dito direttamente sul presidente del Consiglio che, con «la vera e propria invasione su tutte le emittenti televisive e radiofoniche» ha determinato «una situazione di squilibrio e di disuguaglianza nell'accessibilità per le diverse forze politiche».