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Tra i suoi più forti sostenitori ci sono anche Fini, Mieli e Scalfari

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Una battuta buttata lì, quasi con indifferenza. E Amato incassa, sta zitto (tranne una battutina sulla Tv: «Non crea consenso»). E tesse la sua tela. Ha rifiutato la possibile candidaura al governatore della Banca d'Italia, perché l'ex tutto (sottosegretario, premier, professore, presidente di Antitrust) punta più in alto. Ormai è un uomo solo al comando. Che vinca la Cdl o l'Unione, l'ex premier è davvero colui che ha maggiori chances di diventare presidente della Repubblica. È sostenuto dai Ds e Prodi non lo vede lo vede male. D'altro canto Amato è stato tra i più convinti sostenitori dell'Ulivo in tutte le sue forme. Già nel febbraio 2004 prometteva: «Proteggeremo Prodi dalle cadute, ma lo faremo correre, correre e correre. Lo faremo arrivare primo». Certo, tra i due non è mai stato tutto facile. Per esempio quando Amato, due anni e mezzo fa, propose che trentenne, «meglio se donna», come nuovo leader dell'Ulivo, seminò scompiglio. La replica arrivò via Franco Monaco, un fedelissimo del prof, che ha detto di Amato: «Lo stimo come studioso, meno come leader politico, è un politico estemporaneo che non accompagna la fatica di costruire l'Ulivo». Asprezze che poi sono state messe da parte visto proprio in questi giorni Prodi lo vuole in lista. Di più: lo considera nel terzo livello, quello in cui fanno parte le persone a cui tiene di più come il suo consigliere Ricky Levi e il suo portavoce Silvio Sircana. In casa Ds per lui invece è un trionfo. Con Massimo D'Alema condivide la guida della fondazione Italianieuropei e con Piero Fassino le cose non potrebbero andare meglio visto che il segretario Ds è pronto a cooptare chiunque abbia avuto a che fare con Bettino Craxi. E proprio al legame con Craxi, di cui Amato ne è stato a lungo sottosegretario alla presidenza, è dovuta l'amicizia con Silvio Berlusconi. Che lo candiderebbe volentieri al Quirinale. Anche se nel centrodestra il più forte sostenitore di Amato è Gianfranco Fini. I due hanno cominciato a frequentarsi all'epoca della convenzione europea. Di viaggio in aereo in viaggio in aereo sulla tratta Roma-Bruxelles e ritorno, Fini è stato lettermente fagocitato dall'intelligenza di quello che è già una sorta di padre nobile della sinistra. Ne è quasi ipnotizzato. Se la lista degli amici è lunga, quella dei nemici è leggermente più corta. Amato non piace a tutta la sinistra radicale che non ha digerito la sua posizione contro il ritiro delle truppe dall'Iraq. Nanni Moretti lo definì pure una «caricatura di se stesso». Forse Bertinotti lo salverebbe. Tra i centristi non piace al duo Casini-Rutelli, che preferirebbero un cattolico dichiarato alla carica più alta dello Stato dopo sette anni del laico Ciampi. E dietro le quinte anche il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, si sta muovendo. L'ex premier è sulla black list di Carlo De Benedetti che disse che «non aveva cuore». Ma invece ebbe la benedizione di Eugenio Scalfari: fu proprio il fondatore di Repubblica a chiamarlo Dottor Sottile (soprannome di un teologo del Duecento per la sua precisione) nel lontano 1983. E soprattutto ha avuto l'incoronazione di Paolo Mieli, il direttore del Corriere della Sera.

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