Pera cresce, ma Mancino si avvicina

È la seconda carica dello Stato, ha la statura del presidente. E soprattutto potrebbe sfoderare una carta che nessun altro ha nel mazzo: la sua amicizia personale con il Papa. Pera, il laico, il popperiano ha un legame strettissimo con Benedetto XVI al punto che, nei palazzi della politica, si parla di una visita privata del sommo Pontefice nella residenza privata di Pera a Palazzo Giustiniani, avvenuta d'estate e in forma privatissima. Quasi segreta. Sarà vero? Di certo se il Papa decidesse di scendere in campo, anche in caso di vittoria del centrosinistra, la Margherita di Francesco Rutelli sarebbe molto sensibile alle sollecitazioni di Oltretevere. E si sa che i centristi di sinistra e di destra stanno cercando un candidato di matrice cattolica. I partiti eredi della Dc, infatti, rivendicano la principale poltrona dello Stato dopo un settennato del laico Carlo Azeglio Ciampi. Basta pensare alle reazioni di tutti i centristi che si sono scatenati nella scorsa estate contro la sortita di D'Alema che in pratica affermava come non fosse automatica l'alternanza laico-cattolico al Quirinale. Ma se Pera gode di una benedizione un po' speciale, i suoi detrattori sono pronti a tirare fuori le sue prese di posizione, soprattutto in passato, contro i magistrati. Il presidente del Senato è stato infatti responsabile Giustizia di Forza Italia e non è mai stato troppo tenero con le toghe. Una situazione scomoda per chi aspira alla presidenza della Repubblica, visto che il Capo dello Stato è anche presidente del Csm, l'organo di autogoverno dei giudici. Proprio per questo i cattolici potrebbero puntare su Nicola Mancino, presidente del Senato nell'era ulivista, e comunque apprezzato anche nella Casa delle Libertà per la sobrietà e soprattutto per le dichiarazioni mai faziose. L'esponente della Margherita ha il sostegno di Franco Marini, il quale a sua volta si vorrebbe togliere un concorrente per la presidenza del Senato in caso di vittoria del centrosinistra. Restano gli outsider, e sono tanti. Ma si sa, nella corsa al Quirinale - come nel conclave che elegge il Papa - chi parte dalle retrovie ha più possibilità di farcela. L'outsider di lusso resta Emma Bonino, che già si candidò nel '99. Allora lo slogan efficace fu «l'uomo giusto al posto giusto». Stavolta potrebbe essere «tutti la cercano, nessuno la vuole». La leader radicale è stimata universalmente. Da destra Berlusconi la volle commissario europeo nel '94. Da sinistra tutta l'area laica stravede per lei, a cominciare dai Ds. I quali apprezzano Amato ma sognano Giorgio Napolitano al Quirinale. Ministro degli Interni, l'ex comunista meno comunista del Parlamento è stato promosso senatore a vita da Ciampi: un atto che in molti hanno letto come un'indicazione del successore. Restano in piedi poi tante ipotesi. Come lo stesso Cavaliere in caso di nuovo successo o Gianni Letta (amato molto anche a sinistra). O proprio Massimo D'Alema in caso di vittoria della sinistra. La partita è aperta. Ma è siamo solo ai primi minuti.