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E la Cgil denuncia «Promesse a vuoto»

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Una scelta non casuale, perché, proprio per quelle 7 prestazioni, l'ex giunta regionale del Lazio aveva fissato dei tempi massimi d'attesa, che andavano dai 30 ai 60 giorni. La fotografia scattata dal sindacato è invece del tutto lontana dalle previsioni legislative. In molti casi i tempi d'attesa si avvicinano addirittura all'anno: per un ecodoppler si devono aspettare 295 giorni al San Camillo- Forlanini e 237 al San Filippo, mentre per una risonanza magnetica i tempi sono di 238 giorni al Policlinico Tor Vergata e 190 giorni al Pertini. Il primato negativo spetta a una banale ecografia addominale: in 9 delle 17 strutture si devono attendere più di 4 mesi e persino più di 8 nel Comune di Albano. Per i pazienti le alternative, che spesso si trasformano in scelte obbligate, sono sempre troppo poche: se non si è abbastanza «pazienti», si può scegliere una struttura privata o una prestazione a pagamento in un ospedale che opera anche in regime di intramenia. Un problema annoso, che nel Lazio sembrava essere arrivato a una svolta con l'introduzione, voluta dalla passata giunta, guidata dall'attuale Ministro della Salute Francesco Storace, del Centro Unico di Prenotazione su base regionale, il cosiddetto ReCup. Ora basta fare un'unica telefonata gratuita per prenotare la prestazione nella struttura dove i tempi d'attesa sono i più brevi. Eppure, secondo la Cgil, la situazione liste d'attesa non solo non è migliorata, ma è persino peggiorata. In molte strutture si deve attendere anche due mesi in più, rispetto a quanto emerso in un'indagine del mese di giugno. Alla Cgil replica l'assessore alla Sanità del Lazio Augusto Battaglia, che non considera le 17 strutture prese in esame un campione sufficientemente rappresentativo, perché non comprensivo di quelle accreditate e delle territoriali, sia pubbliche che private. «Nell'ambito del sistema ReCup - afferma Battaglia - va considerato anche il numero verde dedicato ai medici di famiglia per prenotare prestazioni in accesso prioritario entro 72 ore». Ma, secondo la Cgil, l'anello debole del sistema non sta nell'incontro tra domanda e offerta di prestazioni sanitarie, che con il ReCup ha raggiunto dei buoni risultati. Sono state 2 milioni e 800 mila le telefonate arrivate nel 2005 e 2 milioni le prestazioni prenotate con questo sistema. Il problema, quindi, rimane una domanda che supera di gran lunga l'offerta. In un ospedale come il Sant'Eugenio di Roma solo 5 pazienti (non ricoverati) a settimana possono accedere a una risonanza magnetica. Certo, servirebbe più personale. Nel Lazio i tecnici, cioè il personale addetto agli esami diagnostici, erano 9.738 nel 2001, mentre nel 2004 sono scesi a 7.941, quasi 2 mila unità in meno. Per ovviare al problema le parti sociali chiedono un tavolo di confronto, mentre Battaglia annuncia un piano d'intervento che consentirà l'abbattimento delle liste d'attesa entro giugno.

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