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Prodi stringe la Rosa nel pugno

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E quella simbolo di socialisti e radicali è destinata a dar fastidio al candidato premier del centrosinistra Romano Prodi. Dai Pacs all'eutanasia, dal testamento biologico alla revisione del concordato le proposte shock dei radicali e socialisti uniti hanno rovinato più di una notte il sonno del Professore. Perché riuscire a tenere nella coalizione del centrosinistra la «Rosa nel pugno» senza rompere con le gerarchie cattoliche e soprattutto con Ruini, il potente presidente della Cei, non è un'impresa semplicissima. Però ieri il professore sembrava più sicuro del solito di farcela, e andava dicendo ai suoi: «Li gestiremo senza problemi». E così da buon padrone di casa Prodi ha accolto la delegazione della Rosa nel pugno nella sede dell'Ulivo in piazza Santi Apostoli con il sorriso sulle labbra. Alla fine tutti soddisfatti. Enrico Boselli, leader dello Sdi, è uscito dicendo: «La Rosa nel pugno è ufficialmente nell'Unione». Questo vuol dire che anche Radicali e Socialisti potranno dire la loro sul programma. Da Prodi Boselli, Capezzone e gli altri hanno incassato anche la rassicurazione che gli altri partiti del centrosinistra daranno una mano per la raccolta delle firme per la presentazione delle liste. Radicali e Socialisti sono convinti che una volta superato il problema delle firme, non sarà difficile per loro andare oltre i vari sbarramenti (alla Camera 2% e al Senato 3%) e mandare una significativa rappresentanza in Parlamento. Pensano addirittura a un 4% che corrisponderebbe a circa 25 deputati. Forse è solo un sogno, però quelli che ieri hanno incontrato Prodi ci contano. E già pensano alla loro prossima legislatura. Oltre Boselli, c'erano Roberto Villetti e Ugo Intini dello Sdi e per i Radicali Capezzone insieme a Emma Bonino e Marco Cappato. Marco Pannella era a casa, molto provato per lo sciopero della sete proclamato proprio per protestare contro la norma che obbliga la Rosa nel pugno a presentare 80 mila firme per ottenere un posto nelle liste elettorali. Comunque anche lui sarà candidato, anzi, insieme a Boselli e Bonino, sarà uno dei capolista. Proprio Emma Bonino, che nel passato non ha risparmiato critiche a Prodi per il suo eccessivo moderatismo sui temi dei diritti, ieri non aveva dubbi: i Radicali devono stare nel centrosinistra e contribuire a mandare a casa Berlusconi che sta «sistematicamente lavorando alla distruzione delle istituzioni del Paese». Certo la stessa Bonino ha ammesso che sui temi che riguardano la laicità la Rosa nel pugno si muoverà con una «certa autonomia» dal resto della coalizione. Insomma radicali e socialisti si faranno la loro campagna, con le loro parole d'ordine del laicismo radicale. Prodi fa sapere che ciò non lo impensierisce più di tanto. I suoi dicono: «In fondo questo è l'aspetto migliore del sistema proporzionale, ognuno risponde dei suoi voti. Una volta però a palazzo Chigi sarà lui a decidere. Il Prof non ha certo paura dei radicali». Sarà. Una cosa è certa: Prodi non vuole rinunciare ad essere il punto di riferimento delle gerarchie cattoliche nel centrosinistra. Insomma non ci pensa proprio a lasciare questo ruolo a Rutelli e quindi deve stare attento che i Radicali non esagerino con i loro proclami laicisti. Il Professore non vuole proprio rovinare l'opera in cui si è impegnato negli ultimi tempi per ricucire lo strappo avvenuto con la Cei all'epoca del referendum sulla procreazione. Lo strappo era diventato un solco quando Prodi da «cattolico adulto» si disse pronto a riconoscere le coppie di fatto anche omossessuali. E fu il gelo. Da allora il Professore ha fatto tanto per riavvicinarsi al Vaticano. L'uscita più clamorosa su questa linea è stata la sua presa di distanza dalla manifestazione che chiedeva il riconoscimento dei pacs. Proprio i pacs sono un problema ancora tutto aperto. Probabilmente già alla prima riunione per definire il programma del centrosinistra il tema riuscirà fuori. E allora come dice Villetti «noi saremo lì per evitare che vengano prese soluzioni riduttive, anche sul problema delle cop

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