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Fini inizia lo smarcamento da Berlusconi

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Affidabilità e fermezza. Don Gelmini testimonial, Calabresi e Borsellino i nuovi miti, Mogol per l'inno

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Nei sondaggi siamo invece sotto, qualcosa vorrà dire, no?». S'inalbera il fedelissimo di Gianfranco Fini a chi gli fa notare che è iniziata l'«operazione smarcamento». Smarcamento da Silvio Berlusconi. Insomma, è finita la fase uno della campagna elettorale. Fini ha sostenuto in tutto e per tutto la linea del premier. Lo ha difeso dagli attacchi, ne ha condiviso l'accelerazione e, a differenza di Casini, è rimasto sempre allineato e coperto. In questa fase Fini ha effettuato un primo giro d'Italia toccando tutte le regioni e cominciando a stringere le mani e riparlando con la gente. Un primo test. Ora si ritorna nelle piazze, inizia la fase due. Di cui il leader di An ha dato un primo assaggio proprio ieri: «Una premessa è doverosa; è innegabile che le aspettative che avevamo sul fronte dell'economia nel momento in cui abbiamo iniziato la nostra esperienza di governo non si sono avverate per intero». Un tono, dunque, assai diverso del «tutto va bene» berlusconiano. Un piccolo accenno, l'inizio dello smarcamento. Seguiranno altri passaggi che accresceranno la distanza tra premier e vicepremier. Fini infatti userà toni diversi, accenti più soft e prepara anche qualche attacco visto che gli elettorati di Forza Italia e An sono come due vasi comunicanti. E in via della scrofa non nascondono di voler recuperare pezzi di consenso di delusi di Fi. Tornano insomma le tre punte della Cdl: Berlusconi, Fini e Casini. «Volendo restare alla metafora calcistica - spiega Roberto Menia, responsabile immagine di An - non possiamo pensare che stiano tutti in mezzo all'aria. Insomma, qualcuno dovrà stare al centro, qualcun'altro a destra...». Di qui, il secondo tempo della campagna elettorale. Che Fini giocherà «in prima persona», lo slogan dei nuovi manifesti. E che punterà su due concetti fondamentali: affidabilità e fermezza. Affidabilità come ministro degli Esteri, visto che Fini è riuscito a riscuotere un notevole successo nel suo incarico. Se qualche anno fa c'era ancora qualche ministro europeo che si rifiutava di stringere la mano al collega italiano perché di An, oggi in giro per il mondo nessuno ha più dubbi sul leader della destra. E, dunque, il concetto sarà: Fini è affidabile a livello internazionale, potrebbe esserlo anche per la guida del Paese. Anche in questo caso ci sarà una piccola differenzazione da Berlusconi: il vicepremier la pensa come il Cavaliere, ma è più rassicurante. Fermezza, invece, come uomo di legge & ordine. L'uomo della sicurezza. La destra come garanzia anche contro il terrorismo. Temi, questi, che saranno lanciati nella prossima campagna che vedrà anche varie iniziative. La principale sarà la settimana prossima: la conferenza programmatica lancerà un vero piano di governo. Si parlerà di aiuto alle piccole e medie imprese, per strizzare l'occhio al Nord, e fiscalità di vantaggio al Sud per recuperare nel Mezzogiorno. E poi sostegno alle forze dell'ordine come si sta già verificando in Parlamento. Ma con la conferenza programmatica, che sta organizzando Maurizio Gasparri, An calerà un po' di assi. L'uomo sibolo sarà Don Gelmini, il prete anti-droga, l'unico esterno a prendere la parola alla convention: sarà una sorta di «testimonial dei valori». Ci sarà anche spazio alle emozioni, saranno proiettate immagini sui simboli di destra. Negli spot compariranno Paolo Borsellino, il magistrato antimafia assassinato nel '92 che non aveva mai nascoso le sue simpatie per la destra, e il commissario Luigi Calabresi, ucciso dagli estremisti di sinistra nel '72. Verrà anche presentato il nuovo inno, sul quale resta il più stretto riserbo: «Ci ispireremo a Mogol», si lascia scappare Gasparri. La rincorsa è cominciata. Fini siglerà tre contratti con gli italiani per anziani, donne e giovani. Mentre sono in preparazione giornate per il made in Italy e per l'agricoltura, cercando il contatto diretto con le categorie. E, infine, celebrazioni per quella che a destra si considerata la «Liberazione»: il 10 febbraio

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