Oggi i dipendenti decideranno se continuare le agitazioni o fermarsi Potrebbero scattare le precettazioniIl garante: assemblee illegittime
Le dichiarazioni di Epifani sintetizzano più di ogni altro commento l'attuale situazione sulla vertenza Alitalia, dopo l'incontro tra le parti di ieri a Palazzo Chigi e in attesa della verifica del piano che si terrà il 1° febbraio. Un buon senso che è finito nei falò dei picchetti di questa settimana. Bruciato insieme con i 10 milioni di euro che ogni giorno se ne vanno in fumo per colpa delle proteste. Cifre da capogiro per un'azienda in rianimazione che nei primi nove mesi del 2005 (primo anno in controtendenza con perdite inferiori alle precedenti) vanta in bilancio un rosso di 39 milioni di euro, rispetto ai 620 milioni del 2004. Cifre diffuse da Maroni, il quale ha ribadito che il governo di più non può fare e che il piano Cimoli ha cominciato a dare i primi frutti, invertendo il trend. Inoltre il ministro del Welfare ha puntato l'indice sulle strumentalizzazioni e le divisioni interne ai sindacati, spaccati come non mai sulla vertenza. Ma anche ieri i voli cancellati sono stati tanti. Troppi. E ammesso che i lavoratori dei picchetti tornino al più presto al lavoro ci vorrebbero altri due-tre giorni per ripristinare la normalità a Fiumicino. Il governo ieri ha ribadito l'impegno per il rilancio. Alitalia è molto importante per l'economia del Paese - ha detto Gianni Letta - e dopo il risanamento ci saranno prospettive di rilancio e di sviluppo. In attesa del rilancio però c'è da sanare le perdite e soprattutto ridare smalto a una compagnia non più competitiva con le concorrenti che fanno volare i passeggeri a prezzi nettamente più bassi. Il dramma è che gli imprenditori del Nord Italia sono sempre più costretti a volare con British Airways o con Lufthansa. Quindi serve una compagnia di bandiera che sappia stare negli spazi di mercato. Problema non indifferente. Chi invece in questa settimana ha scelto di volare Alitalia è rimasto inesorabilmente a piedi, vista la media di 250 voli cancellati al giorno. Ma ora chi risarcirà tutti questi passeggeri? Il garante ha le idee ben chiare. «Abbiamo aperto una procedura di valutazione - ha spiegato Antonio Martone - per quanto riguarda lo sciopero del 19 gennaio e per le assemblee successive». Il presidente della commissione di garanzia ritiene queste agitazioni «illegittime». Dei veri e propri «scioperi nascosti» che penalizzano il cittadino. E se le agitazioni dovessero continuare scatterà la precettazione da parte del ministro dei Trasporti. Non solo l'Alitalia potrebbe rivolgersi alla magistratura per chiedere i danni. «Il governo non manderà l'esercito - ha detto Maroni - ma la magistratura è l'unica strada per scoprire se i picchetti sono leciti, visto che giuridicamente non esistono e che non si sa mai come considerarli. Di certo si sa solo che sono dannosi perché determinano gravi danni e rischiano di portare al fallimento. Quattro giorni di picchettaggio - ha concluso il ministro - hanno portato a un risultato negativo superiore a quello di 9 mesi di perdite del 2005». In sintesi i picchetti hanno bruciato 10 milioni al giorno. E solo oggi si deciderà se sospendere o no la protesta. Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Unione piloti hanno chiesto di interrompere la mobilitazione e valutare l'apertura al dialogo. Ma tra i sindacati non c'è quell'armonia necessaria per ritrovare il buon senso. Intanto sono volati via tanti soldi a piazza Affari, con un titolo che nemmeno ieri è riuscito a riprendere quota (dopo aver viaggiato sempre in rialzo è caduto nel finale: -0,84%). Forse ha ragione Maroni a paragonare i dipendenti Alitalia ai lemmings, quei roditori che si suicidano in massa quando si rendono conto di essere troppi.