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«Votiamo a maggio». Scoppia il putiferio

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Per quanto Berlusconi si sforzi di negare lo scontro con Ciampi, il braccio di ferro con il Quirinale è ormai palese. Nello studio della trasmissione di Paolo Bonolis Il senso della vita, Berlusconi non ricorre a giri di parole: «Se non si ritenesse di dare le due settimane che abbiamo richiesto, potremmo arrivare a dire di spostare la data del 9 aprile, visto che nessuno ci obbliga, e arrivare alla scadenza naturale della legislatura». Una proposta che rimette in discussione il calendario politico della campagna elettorale, visto che la fine naturale della legislatura è il 30 maggio. La questione è ora sul tavolo di Ciampi. Il presidente della Repubblica, dopo la riunione dei capigruppo di Montecitorio (dove il ministro Giovanardi ha proposto per lo scioglimento la data del 10 febbraio), riceve in serata il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Oggi sarà il turno di Marcello Pera. Berlusconi sostiene che la proroga di due settimane di lavoro parlamentare chiesta a Ciampi è del tutto «ragionevole». L'unico obiettivo, assicura , è di «trasformare in legge provvedimenti utili come quello sull'inappellabilità». E aggiunge: «Non bisogna buttare alle ortiche il lavoro avviato». Nel giro di mezz'ora arriva la replica del suo sfidante Romano Prodi: «Il premier e la maggioranza hanno paura del voto perché evidentemente hanno paura del giudizio degli elettori», dice il Professore durante una conferenza stampa convocata in fretta e furia per l'occasione. «La maggioranza - sostiene il leader dell'Unione - vuole un far west nel quale conti solo la capacità di spendere soldi e occupare le tv. Per questo sono pronti a tutto, anche a uno scontro con il capo dello Stato». La maggioranza sarebbe anche d'accordo a far slittare di qualche giorno la scioglimento delle Camere, ma l'affondo del premier non trova grandi consensi negli alleati. Casini, per esempio, non la pensa come Berlusconi sull'idea di riapprovare così com'è la legge sull'inappellabilità, rinviata da Ciampi alle Camere. Votare nuovamente la legge nello stesso testo, ignorando le osservazioni del Quirinale, sottolinea, «sarebbe un errore». Nè, secondo Casini, si può giustificare la richiesta di una proroga di qualche settimana di attività parlamentare con la necessità di riesaminare quella legge: infatti, a norma di regolamento, essa può essere discussa anche dopo lo scioglimento delle Camere. In casa Udc, dunque, le argomentazioni del premier non trovano un gran seguito. Ne è prova la conclusione del consiglio nazionale del partito, che approva un documento in cui si sottolinea l'esigenza che la partita sullo scioglimento delle Camere sia condotta all'insegna del «dialogo istituzionale»: insomma senza strappi con il Colle. Ma anche An è fredda: come dice il capogruppo Ignazio La Russa, il rinvio delle elezioni a maggio non è stato mai discusso e, comunque, «sarebbe una forzatura». L'opposizione reagisce con durezza all'ultimatum di Berlusconi. Francesco Rutelli parla di un atteggiamento «irresponsabile» da parte del capo del governo. «Berlusconi minaccia in modo indegno il capo dello Stato, le istituzioni», attacca Rosy Bindi (Dl), che chiede ai presidenti delle Camere di «fermare questa pericolosa follia». Il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio rincara la dose: «Non tollereremo alcun golpe durante la campagna elettorale». Massimo D'Alema chiosa: «Abbiamo fiducia in Ciampi e ci affidiamo a lui», afferma il presidente della Quercia. Nessun commento dal Quirinale. Da dove comunque è filtrata una certa irritazione.

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