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Il premier da Ciampi, è muro contro muro

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Colloquio al Quirinale di oltre due ore. Il Capo dello Stato contrario a prolungare la legislatura

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Ma non si è concluso nel migliore dei modi. E che le cose tra Quirinale e Palazzo Chigi non stessero procedendo nel migliore dei modi lo si è già capito dalla durata dell'incontro (a cui hanno assistito anche il ministro dell'Interno Beppe Pisanu e dei Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi e il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Gianni Letta): quasi due ore. I punti di dissidio sono vari. Anzitutto il principale: le tappe di avvicinamento al voto. Ciampi vuole decretare lo scioglimento delle Camere il 29 gennaio, come da accordo già raggiunto a dicembre. Berlusconi invece vuole uno slittamento per concludere alcune leggi e riforme che sono ancora sul tappeto. Dalla legge Pecorella all'inappellabilità, appena rispedita in Parlamento proprio da Ciampi, al decreto sulla Pubblica amministrazione (che tra l'altro prevede anche una serie di assunzioni) passando per il provvedimento milleproroghe che contiene di tutto e di più, in particolare il rinvio di alcune scadenze. La richiesta fatta da Berlusconi a Ciampi è di sciogliere le Camere (potere esclusivo del presidente della Repubblica) e indire i comizi elettorali (questo secondo passaggio avviene con un decreto del Viminale controfirmato da Ciampi) il 12 febbraio. Il Capo dello stato avrebbe mostrato tutta la sua contrarietà: quella data, così lontana con un rinvio rispetto alla prima data concordata di due settimane, gli è parso davvero troppo. E il suo no è stato netto e secco. Il premier dal canto suo avrebbe proposto una soluzione in due tempi: scioglimento il 29 e indizione dei comizi il 12. Altro no. La tensione ha cominciato a salire. E Ciampi avrebbe minacciato una sorta di richiamo pubblico in caso di forzatura da parte del governo. Berlusconi ha continuato ad agitare le assunzioni che si rischiano di bloccare con lo scioglimento anticipato, continuando ad insistere sulla necessità di giungere a un calendario più vicino alla scadenza naturale della legislatura. A questo punto, stando alle indiscrezioni, sembra che Ciampi abbia fatto rilevare che i presidenti di Camera e Senato sono per il 29 e nei prossimi giorni manifesteranno la loro contrarietà: insomma, Berlusconi sarebbe il solo a chiedere lo slittamento. Dopo l'udienza al Quirinale il premier ha incaricato il ministro Giovanardi di richiedere ai presidenti di Camera e Senato la convocazione della conferenza dei capigruppo per illustrare gli orientamenti del governo in ordine ai provvedimenti legislativi ancora in discussione alle Camere. La fretta a chiudere è in particolare di Casini. Oggi il suo partito approverà il simbolo con il suo nome e dunque il presidente della Camera è di fatto in campagna elettorale. E vuole liberarsi dai vincoli che gli impone il ruolo istituzionale. Anche Pera non vuole forzature. F. D. O.

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