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Il premier alla manifestazione di Firenze rilancia la sfida In agenda un incontro a breve con il Capo dello Stato

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L'ultimo scontro. L'ennesimo stop. La legislatura che volge al termine si sta per chiudere con la tensione alle stelle tra due dei principali palazzi della politica: Quirinale e Palazzo Chigi. Uno scontro latente, per ora. Emerso soprattutto nel lavoro delle silenziose diplomazie. E che potrebbe essere palese oggi pomeriggio, quando Carlo Azeglio Ciampi e Silvio Berlusconi si potrebbero ritrovare faccia a faccia. Di sicuro l'incontro — ancora in forse a tarda sera — se ci sarà non sarà tanto conviviale. I due ci arriverebbero dopo l'ultimo «no» pronunciato dal Colle a una legge varata dal governo di centrodestra, quello sulla legge Pecorella appena rispedita alle Camere. Il sesto stop, in cinque anni, pronunciato dal Quirinale a un provvedimento dell'esecutivo Berlusconi. Un no forte, per «palese incostituzionalità» alla riforma che prevede il divieto di ricorso in appello da parte della procura in caso di proscioglimento dell'imputato in primo grado. Un «no» che ha fatto già salire la tensione, visto che il premier si è affrettato subito a dire, poche ore dopo la bocciatura, che intende varare comunque la riforma: «Si tratta di un grande principio di democrazia», ha ribadito. Ma è su un altro rifiuto che le linee telefoniche tra la presidenza della Repubblica e quella del Consiglio sono ormai roventi. Berlusconi, infatti, intende chiedere una settimana di rinvio sulla data di scioglimento delle Camere, previsto e annunciato per domenica 29 gennaio, in modo da consentire lo svolgimento del voto il 9 aprile. Sette giorni, tuttavia, che non farebbero automaticamente slittare anche la data dell'apertura delle urne. Ma che invece consentirebbero di non far scattare immediatamente la convocazione dei comizi elettorali e dunque la conseguente entrata in vigore della par condicio. Tradotto dal tecnicismo: quella settimana consentirebbe a Berlusconi di stare un po' di più in tv come sta facendo in questi ultimi giorni. E la ragione è altrettanto semplice: la sovraesposizione del premier, l'unica cosa a cui davvero tiene in questi giorni, sta dando ottimi frutti nei sondaggi. Ma Ciampi non ci sta. E ha fatto informalmente sapere che per lui la data è il prossimo 29. Un rifiuto fermo e solenne, che non tollera deroghe. Di qui la richiesta del Cavaliere di un incontro. Il Quirinale ha risposto concedendo un'orario nell'agenda di Ciampi: le 19 di oggi. Berlusconi ha ringraziato ma sino a ieri sera non vi erano ancora conferme ufficiali sul faccia a faccia, sebbene il premier abbia fatto predisporre auto e scorta per le 18. Non solo, ma per avere un'idea precisa di quanto il premier dedichi importanza a questo faccia a faccia basta pensare al fatto che ha declinato due inviti a due trasmissioni televisive, una nel pomeriggio e una in serata. Ne sa qualcosa Giulio Tremonti a cui è stato comunicato per tre volte di prepararsi a sostituirlo, e per due volte gli è stato detto il contrario. Segno che il premier sta ancora meditando sul da farsi. Tra l'altro, gli dispiace davvero dover rinunciare alle apparizioni sul piccolo schermo, se si considera che non avrà molte altre chance di partecipare a confronti tv. Ma se il summit al Quirinale ci sarà, è molto probabile che ci sarà anche un accordo. Per l'altra domenica è già convocato il consiglio dei ministri con l'indizione della data del voto e, secondo il protocollo, Berlusconi dovrebbe risalire sul Colle. Se stasera non ci sarà nessun faccia a faccia tra i due presidenti, comunque, la campagna elettorale inizia in un clima teso tra le istituzioni. Il Cavaliere lo sa e non ha intenzione di forzare la mano. Anche se osserva: «Non capisco per quale motivo non si possa far slittare lo scioglimento delle Camere. Mi sembra paradossale che in questo Paese si debba discutere se si può sciogliere il Parlamento alla scadenza naturale». Ma il Cavaliere preferisce, se proprio deve schiacciare, farlo in direzione di Romano Prodi e dei Ds. Lo si è capito in modo sempre più chiaro anche nel primo vero appuntamento di campagna elettorale

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