IL NUOVO CAMMINO
Lunedì si riprende da Montecitorio ma il tempo è poco
Riprenderà lunedì, giorno in cui si terrà la prima seduta utile dopo il rinvio. All'inizio della seduta il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini leggerà all'Assemblea il messaggio del capo dello Stato; quindi, assegnerà la legge alla commissione Giustizia. Come è avvenuto in caso di altri rinvii dal Colle, la commissione potrà chiedere che la discussione del testo sia limitata solo alle parti oggetto di rilievo da parte del Quirinale. Tuttavia, questo escamotage non accelera di tantissimo i tempi: nella prima calendarizzazione del provvedimento in Aula da parte della conferenza dei capigruppo (come è avvenuto nel primo esame) infatti, i tempi non sono contingentati. Dopo l'esame della Camera, ovviamente sul testo dovrà pronunciarsi il Senato. Il Parlamento potrà esaminare il testo anche dopo lo scioglimento delle Camere. A questo proposito ci sono tre precedenti, tutti del 1992 e relativi alla presidenza Cossiga. Anche in quel caso il Quirinale rinviò le leggi alle Camere poco tempo prima dello scioglimento o a pochi giorni da esso. Si tratta in particolare della legge sull'obiezione di coscienza e della legge sull'assicurazione sulla responsabilità civile (che non vennero riapprovate) e della legge sull'amianto (che invece venne riapprovata). Sull'iter della legge pesa ovviamente la scelta che farà l'opposizione. Se i gruppi dell'Unione decideranno la strada dell'ostruzionismo sembra difficile che il Parlamento riuscirà ad approvare la legge. Diversa la situazione qualora l'opposizione decidesse di collaborare alla modifica del testo. Ma potrebbe essere la stessa maggioranza ad affossare definitivamente la riforma. Senza un'intesa forte all'interno della Cdl, infatti, anche lo scarso tempo a disposizione delle Camere rischiano di essere insufficienti. Difficile immaginare un Parlamento gremito in piena campagna elettorale, per una norma che non possiede un grande appeal, soprattutto in termini di consensi elettorali. Prima di qualsiasi considerazione, quindi, si attendono le decisioni dei due presidenti delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, Gaetano Pecorella e Antonio Caruso ma, soprattutto, dei leader dei quattro partiti della maggioranza.