Il creativo dei Ds: «Silvio è troppo simpatico»
Però bisogna ammettere che è davvero simpatico. Nessun comico, neppure il migliore, sarebbe capace di apparire ancora divertente a uno spettatore che lo vedesse per sette sere di fila. Lui — incredibilmente — ci riesce». Così commenta la super-esposizione mediatica scelta ultimamente da Berlusconi Giovanni Sasso, creativo dell'agenzia Proforma (quella che sta curando la campagna dei Ds per le politiche, dopo aver inventato gli slogan per Vendola in Puglia, ironizzando sulla sua radicalità e diversità, e i post gialli di Bertinotti alle primarie dell'Unione). Sasso, che con la sua agenzia ha ideato per i Ds i manifesti con lo slogan «Domani è un altro giorno» e le avventure della famiglia Spera (da ieri visibili nei cinema, che dovrebbe rappresentare i mali che affliggono gli italiani), dice chiaramente che lui per Berlusconi non ci lavorerebbe, che lui i clienti — a differenza di quello che fanno la maggior parte dei pubblicitari — li sceglie per affinità: «Però Berlusconi, va riconosciuto, è di una simpatia rara. Accetterei di lavorarci solo per avere la possibilità di passarci una serata. Ma — insisto — non deve esagerare. Il troppo storpia. È una legge di natura». Insomma lei pensa che questa dell'occupazione mediatica è una strategia sbagliata? «C'è il rischio dell'effetto nausea. Anche perché Berlusconi rimane immobile sui contenuti. Sono convinto che agli italiani non interessi poi molto della vicenda Unipol. E comunque secondo me dovrebbe puntare su altro. Berlusconi quando è umano e scherza su di sé è perfetto. Guadagna più voti andando da Biscardi che da Vespa. Mentre non va bene nel soliloquio e nell'autocelebrazione. Berlusconi non può far finta di non sapere che la percezione della realtà degli italiani è abbastanza tragica: pochi soldi, precarietà del lavoro, angoscia per il futuro». Però Berlusconi sembrava aver scelto il low profile con questi nuovi manifesti senza la sua faccia e lo slogan «Italia, forza» «In effetti dovrebbe continuare su quella strada. Quel manifesto è in uno stile nuovo, interessante. Berlusconi se vuole vincere deve cercare di ridare fiducia gli italiani, non può far finta di dimenticare quanto questi siano stati anni difficili. Deve smetterla di fare l'esaltato, altrimenti non si mette sulla stessa linea di chi lo ascolta». Ma la vicenda Unipol-Ds non ha cambiato questa campagna elettorale? Non ha oggettivamente ridato fiato al centrodestra? «Non ne sono sicuro. In un certo senso Berlusconi ha dato un assist ai Ds, ha dato loro grande visibilità e soprattutto la base del partito si è molto ricompattata in solidarietà all'attacco subito dal suo gruppo dirigente. Non credo che sul lungo periodo il caso Unipol inciderà sugli esiti delle elezioni. Questa storia, poi, ha dato un protagonismo a Fassino che neppure un genio della comunicazione avrebbe potuto procurargli. I riflettori sono tutti su di lui. Dal canto mio ovviamente spero che riesca a farsi vedere anche sotto una luce buona». Ma come sarà questa fase finale della campagna elettorale? «Con il ritorno al sistema proporzionale perdono di senso le promozioni personalistiche. Anche se difficilmente spariranno del tutto i manifesti con le facce dei leader. Però a chi sceglie ancora questa strada mi sento di dare un consiglio: che almeno l'espressione sia in sintonia con il messaggio. Sembra ovvio ma non sempre succede». E a Prodi, lo sfidante che sembra sparito (ieri lamentava che in risposta alle tre ore di presenza berlusconiania in tv, a lui erano stati dati solo 8 minuti), che consiglio darebbe? «Deve abbandonare quell'aria da prete stanco che ultimamente sfoggia in quasi tutte le dichiarazione. Sembra quasi che lo faccia apposta. Però secondo me così proprio non funziona. È il momento di dare più ritmo alla voce ed essere un po' più vivace. Se no chi lo starà a sentire?».