Tregua finita, Rutelli all'attacco dei Ds

Il leader della Margherita, ieri a Milano per partecipare ad un incontro della scuola di formazione dei Dl, è infatti tornato a parlare del caso Unipol denunciando il tentativo, da parte di «alcuni», di creare un vero e proprio centro di potere. L'ex sindaco di Roma non si nasconde e nel dubbio che qualcuno non abbia capito il suo «velato riferimento» parla esplicitamente di «finanza rossa». L'intervento però si abbatte come un fulmine a ciel sereno sul Botteghino dove, nonostante la comprensibile irritazione, si sceglie la strada del silenzio. La Quercia, infatti, sembra determinata a non riaprire conflitti ad appenza 80 giorni dal voto. Ma veniamo alle parole di Rutelli. «Nella vicenda Unipol - ha sottolineato - a parte l'illegalità e gli abusi di cui si devono occupare magistratura e autorità competenti, l'Italia si è salvata da un grosso rischio: la pretesa di alcuni di dare vita a un grande centro di potere». Il leader dei Dl continua: «Non abbiamo registrato, ora che sembrerebbe finalmente archiviata la lunghissima vicenda che ha visto divisa la finanza in laica e cattolica, la nascita di una finanza rossa». Parole dure, parole che non fanno piacere a diversi esponenti della Quercia che, nonostante la consegna del silenzio, replicano. Il primo è l'ex ministro del Tesoro Vincenzo Visco che parla di «dichiarazioni inopportune che si basano su presupposti errati». Cesare De Piccoli (responsabile Imprese in segreteria Ds) invita invece i Dl, con una punta di veleno, a chiudere una volte per tutte la querelle: «Prendiamo atto che sulla vicenda della Bnl tutti hanno tifato. Chiudiamola qui e guardiamo al futuro». Ma in via Nazionale la parola d'ordine è comunque chiara e punta: non alimentare tensioni. Su questa strada anche alcuni dirigenti della Margherita provano a dare una mano. È il caso di Dario Franceschini coordinatore dell'esecutivo Dl che assicura: «Sono certo che non c'era, nelle parole di Rutelli, nessuna volontà di aprire un fronte con i Ds, soprattutto visto il clima che c'è tra noi». E dai piani alti del partito arriva la conferma che nel ragionamento del leader non c'era alcuna intenzione polemica o la volontà di portare un attacco a freddo agli alleati. A via del Nazareno ricordano la piena e convinta solidarietà ribadita proprio ieri da Rutelli ai Ds e a Fassino e la difesa dell'ex sindaco di tutto il movimento cooperativo «di qualsiasi segno politico». Spiegano inoltre che la riflessione fatta, in realtà, era tutta basata, in positivo, sul futuro partito democratico, che è una scelta strategica, e che l'intervento ha solo ribadito le posizioni che il presidente Dl va illustrando da mesi. Per la formazione del nuovo soggetto, sostiene da tempo Rutelli, sono essenziali tre grandi questioni: gli approdi internazionali del partito democratico, il suo pluralismo culturale, l'autonomia tra politica, affari e corpi intermedi. Insomma tra i due alleati sembra prevalere la volontà di chiudere sul nascere questa nuova puntata, anche se qualcuno prova ad avanzare una lettura più maliziosa delle punture di spillo del leader Dl. Secondo alcuni sondaggi, infatti, Piero Fassino sarebbe in forte ripresa e il partito sarebbe saldamente sopra il 20%. Questo ovviamente non piace alla Margherita che punta invece ad affermarsi come partito guida del centrosinistra. Dietro gli attacchi di Rutelli, quindi, si nasconderebbe una semplice valutazione elettorale. Dopotutto «competition is competition».