Berlusconi-Casini, duello senza fine
Botta e risposta dei due leader di prima mattina in contemporanea su due diverse reti televisive
Tutti contro tutti, con Berlusconi che va avanti per la sua strada dritto come un treno e non intende abbandonare la polemica sull'Unipol; Casini che non smette di contestare questa linea e anzi lo accusa di muoversi «senza consultare gli alleati, come se non ci fossero»; Fini che ha indossato le vesti del pompiere e cerca di smorzare le polemiche difendendo come può il premier ma senza dare addosso a Casini e, infine, la Lega che si è smarcata dalla mischia. Lo schema delle tre punte ha raggiunto la sua più radicale applicazione. Effetto della legge elettorale proporzionale? Anche, ma non solo giacchè l'esito del voto ridefinirà gli equilibri dentro la Cdl e allora ogni leader sa che sta correndo da solo. Sicchè il centrodestra si muoverà in ordine sparso non solo contro l'avversario comune, Prodi, ma anche al suo interno. Berlusconi ha definito la strategia e anche il terreno di gioco: sarà la Tv il palcoscenico ideale per i duelli. Il premier ieri mattina, all'alba, si è presentato a Unomattina e ha parlato a tutto campo. Il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini gli ha replicato quasi in contemporanea da Omnibus su La7. Berlusconi ha esordito lamentandosi della zavorra degli alleati che gli avrebbero impedito di portare a compimento tutto il suo programma. In particolare, il premier si è rammaricato per essere stato costretto a rinunciare alla riforma della par condicio (proprio a causa dell'ostilità del partito di Casini) e per aver dovuto quindi dire addio alla speranza di una ripartizione dei tempi Tv che consentisse a Fi di aver uno spazio proporzionale al suo peso politico-elettorale. «Le attuali norme che regolano gli spazi televisivi non sono conformi alla democrazia. FI che alle scorse elezioni ha ottenuto il 29,8% dei voti avrà il 4% degli spazi televisivi, esattamente come un partito che si presenta per la prima volta» ha sottolineato il Cavaliere. Poi ha tirato le somme: certo se gli italiani assicurassero al mio partito una maggioranza del 51% potrei realizzare tutto il programma agevolmente, senza bastoni tra le ruote. Poi sul caso Unipol ribadisce di «non aver mai alzato i toni» e che sono gli altri ad attaccarlo «per aver detto la verità». Quindi rivela di aver ricevuto oltre 40 minacce di morte «alcune delle quali molto serie». Quasi in contemporanea su La7, Casini contrattaccava a muso duro ripetendo che sul caso Unipol l'impostazione giudiziaria adottata dal presidente del Consiglio non premierà la Cdl e che dopo i «fuochi pirotecnici» (nei giorni scorsi aveva usato l'espressione avanspettacolo) sarebbe ora il caso di tornare alla politica. Ma non basta. Casini ha accusato il premier di essersi mosso sulla vicenda Unipol senza consultare gli alleati, «come se non ci fossero». Quindi l'annuncio che d'ora in poi le altre punte della Cdl si muoveranno in modo autonomo: d'altra parte - è stato il ragionamento di Casini - Berlusconi ha capito come funziona la campagna elettorale con il sistema proporzionale: «Faremo così anche noi». Infine una stoccata diretta a Berlusconi. A chi gli ha chiesto se il premier sia diventato una zavorra per la Cdl, ha risposto con un eloquente no comment. Sortite che certo non hanno fatto piacere a Berlusconi che da Unomattina si è trasferito negli studi di Isoradio per un nuovo blitz televisivo. Il premier ha voluto ricordare a Casini di aver parlato del caso Unipol nel Consiglio dei ministri dove avrebbe esposto «tutta la situazione dando ragione - ha sottolineato - di quelli che erano stati i miei interventi». Di buon mattino anche Gianfranco Fini è andato in onda attraverso Radio Anch'io, ritagliandosi il dovuto spazio tra Berlusconi e Casini. Il vicepremier ha ricordato la decisione, presa all'unanimità, dell'assemblea di An di inserire il suo nome nel simbolo come valore aggiunto trainante per tutto il partito. L'obiettivo si sa è quello di avere il maggior numero di voti per poi candidare la «punta» a Palazzo Chigi. Su Unipol, Fini ha cercato di smorzare la polemica nella Cd