Forza Italia «Il caso Unipol non è chiuso»
«Siamo costretti a ribadire - esordisce l'esponente di Fi - che il caso Unipol non è chiuso. I 50 milioni di euro di Consorte e di Sacchetti sarebbero collocati da diverso tempo in una di quelle società fiduciarie che normalmente venivano create per evitare la trasparenza delle operazioni finanziarie in tutto il loro decorso, dalla elargizione, alla gestione, a eventuali dazioni parziali o totali o poste a garanzia dell'apertura di una linea di credito di pari importo o per altre iniziative». «Di conseguenza - continua Cicchitto - la collocazione in una fiduciaria conferma la mancanza di trasparenza dell'operazione. Rimane aperto l'interrogativo sulla collocazione e destinazione di altre plusvalenze di vari milioni di euro ricevuti sempre da Consorte e da Sacchetti. In secondo luogo ancora non c'è una convincente spiegazione delle autentiche ragioni per cui il dottor Gnutti ha versato a quelli che allora erano i massimi dirigenti dell'Unipol una cifra così cospicua. La motivazione che si è trattato di una consulenza è risibile, specie se si considera il fatto che per ricavare tale cifra al netto delle tasse la parcella per consulenza avrebbe dovuto essere di circa 130 milioni di euro (cioè di oltre 250 miliardi di vecchie lire)». Per capire molte cose -aggiunge il vice coordinatore di Fi- bisognerebbe conoscere meglio alcuni fatti: in primo luogo alcune vicende riguardanti la «madre di tutte le opa» e cioè l'opa su Telecom e alcuni episodi conseguenti e susseguenti fra cui le acquisizioni da parte dell'Unipol di altre società assicurative. Oltre alla necessità di chiarezza nell'ormai grottesca vicenda dei 50 milioni di euro, rimane aperto un enorme problema che è politico ed etico». «Fino al caso Unipol -osserva Cicchitto- i Ds sono riusciti ad occultare la loro situazione di assoluto conflitto di interesse per l'intreccio tra le giunte rosse, il mondo delle cooperative, il sistema finanziario e il loro partito. A livello locale e a livello nazionale essi hanno sempre favorito e sono stati favoriti in tutti i modi e senza trasparenza da queste strutture economiche. Di qui il fatto che i Ds hanno operato in tutti questi anni in una situazione di conflitto di interesse che con la compiacenza di una parte della magistratura e dei media, fino al caso Unipol, sono riusciti ad occultare. Il caso Unipol -conclude- ha fatto scoppiare un bubbone che ha inquinato la vita politica e democratica del nostro Paese». Ma a sparare sono stati svariati esponenti di Forza Italia. Per Guido Crosetto, responsabile credito di Forza Italia, «non si può pensare di liquidare la vicenda Unipol senza prendere atto fino in fondo del valore politicamente simbolico dei fatti che sono venuti alla luce finora». Maurizio Lupi, responsabile Infrastrutture, insiste: «Berlusconi ha alzato il tiro su un paio di circostanze precise. I 50 milioni di euro messi al sicuro da Consorte e Sacchetti e nel mirino della Procura di Milano; e il fatto che tutti i leader dell'Unione, dalla primavera in avanti, hanno incontrato il capo delle Generali per spingere a cedere e a non cedere l'8% di Bnl a Unipol». Il vicecapogruppo alla Camera, Antonio Leone, avverte: «La questione morale resta intatta». Mentre Gianpiero Cantoni spiega che proprio «la questione morale sta divemtando un boomerang» per la sinistra.