La Banca d'Italia scopre lo spoil system
Ciocca al posto di Desario, volti nuovi per relazioni sindacali e legale. Rimpasto per il direttorio
Arrivato di buon mattino a via Nazionale, il neo-governatore non ha perso tempo ed ha incontrato i membri del Direttorio, ovvero il direttore generale, e da ieri non più reggente, Vincenzo Desario, ed i due vicedirettori generali Antonio Finocchiaro e Pierlugi Ciocca, che potrebbe prendere il posto proprio di Desario quando questi riuscirà, come auspica da tempo, ad andare in pensione. L'ex direttore generale del Tesoro, che si era recato in Banca d'Italia già il 30 dicembre, all'indomani della sua nomina, e sabato scorso, ha preso possesso dell'ex stanza di Antonio Fazio (in attesa che sia agibile quella che fu di Carlo Azeglio Ciampi) privata nei giorni scorsi del ritratto di San Sebastiano, che campeggiava alle spalle del precedente inquilino, e di circa tredici pedane di scatoloni con materiale accumulato nei molti anni a via Nazionale da Fazio. Gran parte di queste carte e oggetti personali dell'ex numero uno di Palazzo Koch sono in corso di trasferimento nel suo nuovo ufficio dalla parte opposta di Via Nazionale, a Villa Huffer, sede dell'archivio storico della Banca d'Italia. A differenza del suo predecessore, che mangiava nell'attigua sala Verde, ieri Draghi è tornato invece a casa per il pranzo. Di nuovo a Palazzo Koch intorno alle 15, ad attendere l'ex numero due di Goldman Sachs diverse questioni sul tavolo, oltre ad una gran quantità di carte da firmare e di lettere a cui rispondere. Tra le priorità del governatore c'è il rinnovo del contratto dei dipendenti della Banca centrale, scaduto a fine 2001, e quello dell'accordo del Fondo complementare, in attesa da due anni. Proprio su questi punti i sindacati stanno cercando di attirare l'attenzione di Draghi, chi scrivendo comunicati come la Falbi, il sindacato più rappresentativo di Bankitalia, chi vergando di proprio pugno una lettera indirizzata direttamente al governatore, come ha fatto il Sindirettivo-Cida, che rappresenta i dirigenti d'azienda dell'istituto. Altra questione da risolvere per il numero uno di via Nazionale è la nomina di alcuni funzionari, come quelle del segretario generale delegato alle relazioni sindacali e del ragioniere generale, al posto di Alberto Giussani e di Antonio Pasquale Soda in pensione dal primo gennaio. All'appello mancano pure l'avvocato generale e il responsabile della Vigilanza, incarico affidato ad interim, dopo le dimissioni di Francesco Frasca, al capo dell'area banca centrale Giovanni Carosio. Sempre in tema di nomine è atteso anche un "rimpasto" nel direttorio. Tra i nomi più accreditati per assumere la direzione generale si parla di Mauro Masi (segretario generale della presidenza del Consiglio), Fabrizio Saccomanni (attuale vice presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) e Gianpaolo Galli (direttore generale dell'Ania) ma c'è anche chi sostiene che lo stesso Draghi avrebbe chiesto a Desario - che da tempo ha espresso il desiderio di andare in pensione - di restare almeno fino alle elezioni. Senza dimenticare che nei prossimi giorni la "scelta felicissima", come ha definito ieri Draghi l'ad di Banca Intesa Corrado Passera, si dovrà occupare delle controdeduzioni di Unipol al no della Vigilanza all'Opa su Bnl, e del recepimento della riforma dello statuto di Bankitalia. In molti però scommettono, nei corridoi di Palazzo Koch, che proprio la sobrietà e la determinazione dell'englishman Draghi saranno l'arma vincente per dare quel segnale di discontinuità con la precedente gestione richiesto da più parti.