Ds e Margherita: «Prodi, non sei Dio in Terra»

Vertice ad alta tensione ieri sera a piazza Santi Apostoli, dopo una giornata di scontri, incontri e discussioni. «La costruzione del Partito democratico è un processo politico che non si improvvisa, non avviene in due minuti. Avviene lungo un percorso che, per tappe, mano a mano si consolida sempre di più e realizza sempre di più questo obiettivo». Piero Fassino frena dopo lo scossone impresso da Prodi ieri, e così fa anche Massimo D'Alema, confermando che si andrà uniti alla Camera sotto il segno dell'Ulivo ma separati al Senato. Una linea analoga a quella espressa per la Margherita da Paolo Gentiloni e Franco Marini, dopo una serie di riunioni del vertice Dl con Rutelli. Gli ingredienti per un vertice al calor bianco ci sono tutti. E alla fine della riunione con Prodi, Fassino, D'Alema, Rutelli, Parisi, Marini e Franceschini, il Professore rilascia dichiarazioni di facciata per dare una visione di compattezza che invece manca nella realtà. Infatti Ds e Margherita presenteranno liste autonome al Senato (scelta elettorale e non politica, la giustificazione), ma nei loro simboli ci sarà un richiamo all'Ulivo per salvare almeno la faccia. Poi il 29 gennaio riunione dei gruppi parlamentari per decidere la costruzione di un gruppo unico; il 24 febbraio grande manifestazione per lanciare la lista unitaria. Tutti tentativi per riconquistare una compattezza che per ora è molto precaria. La giornata è iniziata sotto i peggiori auspici, con la frase di Chiti che avvertiva Prodi del rischio di non essere più il leader di riferimento dell'Ulivo. Ed è proseguita con il monito lapidario di Marini: «Chi accelera troppo rischia di andare a sbattere». Prodi, così come Fassino e Rutelli, ha riunito il suo staff e la linea delineata, a quanto si apprende, è questa: il professore pone un problema politico, una domanda precisa. Alla luce di quanto successo in queste settimane, ha fondamento il rischio di perdere le elezioni? Non si può dire che tutto è stato già deciso tre mesi fa, perchè nel frattempo è successo qualcosa, con il combinato disposto della nuova legge elettorale e dell'affondo di Berlusconi su Unipol. Quindi ci si attende almeno una presa d'atto che la situazione è mutata e che bisogna correre ai ripari. Certo è che al professore non è piaciuto leggere che i Ds e la Margherita hanno interpretato il suo rilancio del partito democratico come una minaccia volta a raccattare qualche posto in più nelle liste per i suoi. Prodi comunque è preoccupato dai sondaggi di questi giorni, dalle decine di e-mail allarmate ricevute, e intende imprimere una svolta. Il professore al vertice lancia l'allarme per la reazione degli elettori, un segnale da cogliere - dirà - perchè, come dice Diamanti, stiamo dando l'immagine di un'alleanza tattica e bisogna dare invece grandi messaggi politici, unitari e forti. Ma la risposta è no. «Il partito democratico - assicura in serata Fassino - si farà dopo le elezioni. Intanto, nulla impedisce che al Senato ci possa essere nei simboli dei Ds e della Margherita un comune riferimento all'Ulivo o a Prodi». E sullo spirito delle primarie ormai smarrito, il segretario dei Ds dissente: «Io non lo credo», risponde a Porta a Porta. «Ma lo dice Prodi» gli viene fatto notare, e Fassino replica: «Ma Prodi non è Dio in terra, può dire una cosa ed io posso avere una opinione diversa».