«Ma perché è andato dai pm?»
Lo ha detto il senatore a vita Giulio Andreotti riferendosi a Silvio Berlusconi in merito alla vicenda Unipol, nel corso del suo intervento nell'appuntamento clou della terza edizione di «Il Pianeta Maldicenza» che si è svolto all'Aquila presso il Teatro comunale. Collegato telefonicamente dalla sua casa romana — a condurre il dibattito c'era Bruno Vespa — Andreotti, partendo dal frivolo discorso dei tradimenti, ha fatto un collegamento con l'attualità politica italiana. «Non ho mai dato molte occasioni di preoccupazione a mia moglie che è comunque gelosa, neppure quando sono stato sottosegretario allo Spettacolo e conoscevo gente che non apparteneva certo al terzo ordine francescano. Credo che la vita privata di un politico in generale sia rispettata, anche se a volte si scatenano vicende che rischiano di far diventare la campagna elettorale una rissa impedendo di parlare di programmi». Il senatore a vita ha auspicato che il clima si rassereni «altrimenti tanta gente non capirebbe e l'astensionismo si farebbe più largo».«Si pensava — ha aggiunto — che i due blocchi contrapposti risolvessero i problemi, invece no, ora si torna al proporzionale e le cose dovrebbero migliorare». Nel corso del colloquio Andreotti ha fornito, a sorpresa, una rilettura della vicenda che lo ha visto coinvolto nel processo per mafia: «Forse nella vita ci può anche stare questo periodo di deserto, dopo tanta fortuna politica, forse mi ero montato la testa, il timore era che, data l'anagrafe, il giudizio potesse rimanere sospeso».