L'asse Casini-Lega mette nell'angolo il premier
Da An, Lega e Udc, per tutta la giornata sono continuati ad arrivare commenti poco lusinghieri sulla sua decisione di presentarsi davanti ai magistrati. Casini, Maroni, Follini, Altero Matteoli, dopo le parole di Fini venerdì, hanno ribadito che la mossa del premier è stata quantomeno azzardata. Ha iniziato in mattinata Pier Ferdinando Casini a prendere le distanze, parlando a Torino alla tappa piemontese del tour elettorale dell'Udc. «La Cdl — ha ammonito — ha le carte in regola per vincere le prossime elezioni, ma deve impostare la campagna elettorale parlando con i cittadini dei loro problemi. Altro che andare in Procura e fare avanspettacolo. Possiamo vincere senza effetti speciali». «Il governo è andato bene, ma doveva fare di più e meglio — ha aggiunto — qualche mea culpa deve essere recitato: ci sono stati troppi interventi frammentati; la riforma della giustizia, ad esempio, non ha portato a quelle modifiche che erano necessarie». «Spero che i nostri alleati capiscano cosa stiamo facendo — ha detto ancora il presidente della Camera — altrimenti, andiamo avanti lo stesso: non siamo strattonabili. Abbiamo un difetto: siamo sempre stati leali con le altre forze della Cdl, nella buona e nella cattiva sorte. Il nostro compito è di fare vincere i moderati e se l'Udc cresce e si rafforza ci sono possibilità che lo schieramento a tre punte, con Berlusconi e Fini, ottenga il maggior numero possibile di voti». A casini ha replicato a stretto giro il ministro della salute Francesco Storace, prendendo le difese del premier: «Penso che il presidente della Camera non debba giudicare così una battaglia politica: è tutt'altro che avanspettacolo. È la richiesta di chiarezza alla maggiore forza di opposizione. Abbiamo visto un intreccio pauroso di telefonate e di comportamenti che non fanno onore a una forza di opposizione. E così ci chiediamo che cosa combinerebbero se fossero al governo». Caustico e critico come sempre con il presidente del consiglio, invece, l'ex segretario dell'Udc Marco Follini. «Berlusconi non deve stupirsi della freddezza degli alleati — ha commentato — Una leadership se c´è, si conquista o si smarrisce sul terreno della politica e non su quello delle procure». Sibillino il commento di un altro esponente dell'Udc, il ministro per le politiche culturali Rocco Buttiglione: «A noi non interessa la rissa. Siamo in campo con le nostre idee politiche e crediamo che il confronto con l'opposizione debba essere sulla politica». Particolarmente duro con il premier anche il ministro del welfare Roberto Maroni: «È stata una nota stonata. Poteva risparmiarsela. Non critico che, in generale, si vada in Procura, ma ci si dovrebbe andare per denunciare fatti penalmente rilevanti. Se, invece, Berlusconi c'è andato per riferire solo di incontri conviviali allora ha fatto una cosa non condivisibile». Per Maroni, «fare incontri conviviali è un fatto assolutamente lecito e normale. Non deve diventare un atto criminale, né censurabile». Insomma, ha sottolineato il ministro leghista «se il premier si è limitato a riferire solo quelle cose allora la considero una nota stonata in una vicenda, come quella di Unipol, che certamente ha dei risvolti gravi». Da Grosseto, dove ha partecipato alla Conferenza programmatica di Alleanza Nazionale anche il ministro dell'ambiente Altero Matteoli ha preso le distanze dalla scelta di Berlusconi. «Non si fa politica con i magistrati né andando in procura — ha commentato — Lo dico con affetto e stima nei confronti del premier, ma credo che un atteggiamento troppo giustizialista possa far ricompattare le forze del centrosinistra. Le elezioni si vincono con le idee e con i programmi».