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«In prima persona», pronto lo slogan per le elezioni

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L'assemblea nazionale che si riunisce oggi a Roma servirà infatti a dire sì al nuovo simbolo del partito. E il nuovo logo vede ridotta la scritta «Alleanza nazionale» a vantaggio nell'inserimento del nome del leader: una grande scritta «Fini» campeggia al centro del simbolo. Il cognome del presidente è in giallo, che risalta in modo evidente sul bianco e l'azzurro (i colori della Nazionale) che caratterizzavano il simbolo finora. Non solo, a a prima vista sembra che quel nome, Fini, rappresenti in presente e il futuro: mentre il vecchio simbolo sia come il passato. L'effetto visivo, tra l'altro, rende più visibile la fiamma del vecchio Msi: una causa ricercata per evitare la dispersione del voto verso destra. Se in politica la forma è sempre sostanza, tutti gli accorgimenti grafici non sono a caso. Ma anzi, preludono a una finizzazione sempre più spinta di An. Il partito sta diventando una diretta emanazione del suo presidente e, via via, una sorta di «comitato elettorale per Fini premier». Tutta la propaganda sarà incentrata sul leader. E se lo slogan dei manifesti 6x3 sarà «in prima persona», quello della conferenza programmatica sarà «per governare l'Italia del futuro». Il riferimento è anche all'età più fresca rispetto a quella di Berlusconi, visto che la differenza tra i due è di quasi venti anni. Il passaggio successivo, comunque, saranno le compilazioni delle liste. Il capo della destra ha provveduto a sostituire una parte dei coordinatori regionali, ovvero coloro a cui spetta la penultima parola sugli elenchi (l'ultima è di Fini, ovviamente). In Puglia l'ex ministro Adriana Poli Bortone ha preso il posto del sottosegretario Alfredo Mantovano, reo di aver criticato Fini sul referendum sulla fecondazione assistita; in Campania il ministro Mario Landolfi ha sostituito Marcello Taglialatela, troppo vicino a Matteoli; nel Lazio Francesco Aracri ha preso il posto della storaciana Roberta Angelilli; in Lombardia il caso più clamoroso con Cristiana Muscardini che ha rimpiazzato il larussiano Massimo Corsaro che poi ha attaccato Fini ed è stato inserito nella black-list dalla quale difficilmente uscirà a breve. Tra i peones c'è fibrillazione. Dei cento deputati forse a stento la metà potrà essere riconfermata. Con il nuovo sistema elettorale si ridurranno gli eletti, bisogna fare posto a più donne (salgono le quotazioni di Maria Ida Germontani e del direttore del Secolo Flavia Perina) e soprattutto ai fedelissimi del vicepremier che stanno per essere candidati: Martinelli in Toscana, Sottile in Emilia, Lamorte in Basilicata (ma si tratta di una riconferma), Proietti nel Lazio. F. D. O.

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