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«Fini firmerà presto tre patti con l'Italia»

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E quel soprannome gli era dovuto per le straordinarie - forse eccessive, forse maniacali - doti organizzative. Di certo, il motorino si è rimesso in moto: Maurizio Gasparri sta preparando la conferenza programmatica di Alleanza nazionale che si terrà i primi giorni di febbraio a Roma. Gasparri, su che cosa punterà An? «Abbiamo preparato 25 temi, ci saranno in sostanza altrettanti documenti programmatici». E poi? Che ne farete? «Ne faremo un documento finale che sarà poi il nostro programma di governo del Paese». D'accordo, ma quali saranno i contenuti? Che destra ne verrà fuori? «Anzitutto una destra che fa un bilancio dell'esperienza di governo di questi anni ed è un bilancio molto positivo». E poi guarda al futuro? «Fini firmerà tre patti con gli italiani: uno con gli anziani, uno con le donne e uno proprio con i giovani. Tre impegni con tre settori di italiani. E poi il titolo della conferenza sarò proprio "Per governare l'Italia del futuro". Certo, sarà una destra che punta su legge e ordine, sulla sicurezza, sulle sicurezze». Sicurezze? «Non solo la sicurezza nel senso di ordine pubblico. Ma anche sicurezza alimentare, visto che è diventata una nostra battaglia quella dei controlli sui prodotti e anche a difesa della nostra cucina dagli attacchi di vario tipo. Penso per esempio all'influenza aviaria». E sul piano economico? «No all'aggressione commerciale cinese. Al contrario, sempre al fianco delle nostre imprese e della loro qualità. In generale, sarà una destra che rilancia la sua identità e i suoi valori di riferimento». È finita la spinta laicistica di An? La destra torna ad essere tradizionale: Dio, patria e famiglia? «Diciamo che abbiamo superato la fase delle incomprensioni soprattutto interne. Ora guardiamo avanti. Però questo non vuol dire che se ci siamo aperti a nuovi mondi, se si sono aperti per noi nuovi spazi, ora dobbiamo richiudere tutto. Mi sembrerebbe un errore di miopia politica. Ora dobbiamo pensare a capitalizzare la grande credibilità che abbiamo conquistato con il governo del Paese». Ma oggi An che cos'è? Un partito laico o cattolico? «Non siamo mai un partito confessionale ma non nascondiamo che la maggior parte di noi è cattolica». E cioé? Che cosa siete? «Mi consenta una battuta: siamo sempre stati più ghibellini che guelfi». Senta, facciamo un esempio concreto. Non è che Fini è a favore dei Pacs? «Lui e tutti noi siamo contro le unioni tra gay. Siamo a favore della famiglia tradizionale, e difendiamo quella dagli attacchi». Ma sui Pacs in generale? Ovvero sulle unioni di fatto tra eterosessuali? «Chi propone i Pacs in realtà pensa a un primo passo per introdurre poi le unioni tra gay. Se sono necessari cambiamenti per la reversibilità delle pensioni si possono fare nell'ambito del diritto civile. Non servono nuove formule. Su questo tutta la Cdl è unita, è l'Unione ad essere divisa». Tornate a srotolare le vecchie bandiere? «Vecchie e nuove. In tutto ne indicheremo dieci, dieci battaglie per le quali vale la pena battersi. Saremo una destra alla Sarkozy, la "sarcodestra". Una destra moderna, attenta alle sue tradizioni». Ma An non si sta eccessivamente «finizzando»? «C'è sempre stato un grande consenso per Fini e uno più basso per An. Dobbiamo colmare questo gap e il nome nel simbolo punta proprio a questo. Dobbiamo rafforzare la nostra leadership». Il partito è ora governato solo da fedelissimi del vicepremier, le correnti non ci sono più. «Nel 1993 quando Fini si candidò a sindaco di Roma il manifesto era la foto di Gianfranco e sotto una scritta: la persona. Non c'era simbolo di partito, che allora era ancora il Msi. Oggi riproponiamo la foto e lo slogan è: "In prima persona". Come vede si tratta di un percorso che viene da lontano». È un richiamo esplicito? «Chi ha pensato quello slogan c'era anche dodici anni fa». Ma tra i deputati c'è comunque molta fibrillazione, molto timore. «A che cosa si riferisce?». Al fatto che le liste potrebbero essere infar

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